Roma - L'ultimo congresso della Margherita volge al termine, domani l'ultima giornata. L'entusiasmo per la nascita del nuovo partito c'è, ma non mancano i segnali di nervosismo, perché il partito, com'è noto, è diviso in varie anime e la coabitazione non è facile. Specie quando si deve decidere chi comanda. Le correnti non piacciono ad Arturo Parisi, che lo dice chiaro e tondo: "Basta con quote e correnti". Il ministro della Difesa è soddisfatto a metà per il cammino fatto. Pollice sollevato per il "progetto" Margherita, pollice verso, invece, per il "soggetto" Margherita, destinato a scomparire. Una delle sfide più difficili in questa fase è salvaguardare le varie anime che compongono il partito. Operazione tutt'altro che semplice. Gli ex popolari all'incirca hanno tra il 55 e il 70% delle forze, i rutelliani il 25%, il restante se lo dividono i seguaci di Dini e Parisi. All'interno di questi numeri va capito il peso specifico dei singoli colonnelli: Fioroni, Franceschini, Letta, De Mita e molti altri. Il partito nuovo nasce, quindi, dalle vecchie consuetudini della politica: la conta dei numeri. Vedere chi sei al di là del nome e quanto vali in termini di voti (a livello congressuale, s'intende, per le elezioni tutti giocano dalla stessa parte).
Veltroni: "Ce l'abbiamo fatta" "Ce l'abbiamo fatta''. Walter Veltroni arriva al congresso della Margherita a Cinecittà quasi in punta di piedi. Declina l'invito a parlare, si presenta a fine mattinata indossando idealmente la fascia di sindaco di Roma.
Rutelli si "corregge" sul Pse Ma, mentre a Firenze i Ds stanno sciogliendo la vecchia appartenenza e scegliendo il Pd, abbraccia Francesco Rutelli e prende atto che un pezzo di strada è compiuto. Ma quella da percorre è lunga, aspra e disseminata di ostacali e trappole. Tanto che è costretto a correggersi, a dire nei fatti che è stato mal interpretato, dopo lo strappo da fassino sul Pse. "Io ieri ho detto che la Margherita non sarà mai 'nel' Pse e non 'col' Pse. E' una cosa molto diversa". "Come nel centrosinistra siamo alleati - ha proseguito Rutelli - così costruiamo un Partito assime a chi è parte di quella storia della socialdemocrazia. Questo non verrà mai meno, ma non ci sarà un nostro ingresso nel Pse. Spiace che questa differenza non sia stata colta - ha concluso - ma è un fatto rilevante".La platea di Cinecittà sottolinea con un applauso. Il sindaco di Roma fa il suo ingresso al Teatro 5 a fine mattinata, mentre dal podio parla Arturo Parisi. Dalla prima fila ascolta anche Rosy Bindi e Enrico Letta. Alla fine dell'intervento del giovane sottosegretario, ricco di suggestioni fortemente emotive (in stile 'veltroniano' il riferimento al bimbo che nasce oggi come simbolo dell'interesse generale a cui il Pd deve pensare), si alza per stringere la mano a tutta la presidenza Dielle: da Fioroni a Lanzillotta, da Franceschini a Mattarella. Dopo essersi complimentato con Letta (''Sei stato bravissimo''), la stretta di mano con Rutelli, suo predecessore in Campidoglio e successore alla carica di vice di Romano Prodi.
''Salutiamo il sindaco di Roma...'', esordisce Rutelli. ''Francesco - gli risponde Veltroni - ce l'abbiamo fatta...''. E quando Franceschini gli chiede se vuole intervenire dal palco, risponde: ''Non mi pare il caso. Diciamo le stesse cose è questo è l'importante''. Un concetto ribadito ai cronisti che lo seguono fuori dal Teatro, quando esce accompagnato dall' applauso dei delegati. ''Sono venuto oggi perché il primo giorno non potevo esserci e sarebbe stato giusto per dare il benvenuto della città - spiega - A questo punto, sono venuto anche in un'altra veste, con la passione, l'interesse, l'amore di chi sente con questo partito e con le persone che ne fanno parte un legame del tutto particolare, che sta per tradursi nella costruzione e nella realizzazione di un sogno, che si propone di riunire tutti i riformismi italiani''. ''Venendo qui e ascoltando gli interventi - ha detto ancora Veltroni - ho avuto la conferma di quello che so da anni e cioè che c'è una grande comunità di linguaggio, di ispirazione, di valori. Lo so nella mia esperienza di governo della città. E lo so perché le parole pronunciate qui da Rosy Bindi, Arturo Parisi o Enrico Letta, sono parole che ho sentito ieri a Firenze: si parla lo stesso linguaggio''.
'Si è cominicato un viaggio difficile e affascinante che si fa nel rispetto della storia e dell'identità di ciascuno e con lo sguardo rivolto al futuro.
Quello che nasceraà - conclude circondato da una piccola folla di delegati dielle - non è solamente frutto della fusione di due partiti, ma un partito degli italiani che vogliono che questo paese si trasformi radicalmente, si modernizzi, che questo paese ritrovi fiducia in se stesso e fiducia nel fituro. E per questo il Pd nasce''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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