(...) Cioè il capo è lei, Cassinelli è il vice?
«Intendo dire che certe cose vanno decise a livello collegiale prima che le dica Cassinelli. Il 17 maggio avremo un incontro del coordinamento metropolitano e si parlerà degli argomenti trattati».
Ma nel merito, concorda sulla necessità di abbandonare i grandi temi per parlare ai cittadini di cose più vicine a loro?
«Il problema non sono la Gronda, il Terzo Valico o le buche per le strade. Il problema è fare una battaglia contro una società statica, vecchia. Che ha interesse a mantenere lo status quo. Perché va bene tenersi la pensione, il posto del figlio, il circolo».
Un concetto già espresso anche da Cassinelli.
«Occorre stare in mezzo alla gente per spiegare bene le cose. Parlare è una cosa che si fa al bar. Fare politica significa entrare nel dettaglio e spiegare quello che si ha da dire fino a che non viene capito».
Cioè le grandi opere non fanno presa perché non sono state spiegate abbastanza?
«Il fatto è che la città non ci conosce. Poi magari ogni 2 o 3 anni ci sente dire qualcosa. Il centrosinistra che amministra, per male che lo faccia, ha un contatto continuo con i cittadini. Noi invece lo abbiamo oltre che male (perché non abbiamo un programma a lunga scadenza) anche poco (solo in concomitanza con le elezioni)».
La prima soluzione qual è?
«Ad esempio Enrico Musso, che nel sentimento di moltissime persone è il candidato ideale, faccia da locomotiva, da traino per portare in giro gli argomenti che poi la squadra che gli dobbiamo costruire intorno saprà far conoscere il più possibile».
Adesso un periodo abbastanza lungo davanti cè.
«Due anni. E in questi due anni dobbiamo presentare il nostro programma».
Che esiste già?
«È lì che dobbiamo puntare. Musso è già un punto fermo importante. Dietro di lui va scritto e spiegato il programma e presentata la squadra».
Entro quando?
«Diciamo settembre, il prossimo autunno al massimo».
Per squadra intende gli assessori?
«Almeno i nomi salienti. Dobbiamo subito dare lidea di chi è pronto a governare. Dobbiamo dimostrare che non andiamo, come abbiamo fatto finora, per partecipare, ma per vincere».
Torniamo a Cassinelli. Non era in contraddizione con questo.
«È il metodo. Gli Stati Generali sono una cosa antiquata. Va bene parlare, dibattere di tutto. Ma serve una squadra che faccia una sintesi di quel che si dice. E in fretta».
Perché finora non siete stati capaci di fare quello che dite?
«Il politico deve dare il buon esempio».
Cosa intende dire?
«Che chi fa politica, e parlo di qualsiasi schieramento, oggi ha problemi a essere credibile. Bisogna convincere la gente che ciò che si promette è realizzabile. E verrà realizzato. Almeno in buona parte».
Parla per il Pdl. E la Lega?
«Sento dire che la Lega rivendica un candidato. Per me non è una questione di colore o di bandiera. Se la Lega ha una persona credibile, stimata, in gamba, saremo felicissimi di appoggiarla. Ma intanto iniziamo a dire unaltra cosa.
Questione di serietà. Basta giochetti e rinvii, cecchinaggi sui candidati. Chiarezza subito. Il contrario del Pdl visto finora.
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