Ci sono giudici che lavorano, ma sono distratti. E non si accorgono di quel che scrivono. Perché altrimenti sorriderebbero degli svarioni in cui sono incappati. Luigi B. ha creato una piccola collezione di provvedimenti-gaffe. Luigi B. opera al Tribunale di sorveglianza di una città dellEmilia Romagna, in buona sostanza è il giudice dei detenuti, risponde alle loro istanze, dosa i permessi, ricalcola gli anni di pena. Qualche volta però ha esagerato, tanto da scomodare il Csm che lha messo sotto accusa.
Nel capo dincolpazione affiorano episodi surreali. Un esempio? Luigi B. ha concesso a un detenuto il permesso di incontrare la figlia per il compleanno. Solo che lha dato con cadenza mensile. Sinceramente, non si era mai sentito di una bambina che spegne le candeline ogni 30 giorni. Di più, lineffabile giudice ha fatto resuscitare sempre secondo il capo daccusa un morto. Come? Ha dato a un altro carcerato lok per andare a visitare il fratello in imminente pericolo di vita dopo avergli accordato il permesso di partecipare al suo funerale. Miracoli di quella medicina che è la giustizia.
In altre circostanze, ha tolto dalla galera alcuni detenuti, concedendo loro misure alternative più soft, come laffidamento in prova ai servizi sociali. Solo che dalla lettura dei suoi provvedimenti non si capisce né per quale reato erano in cella, né è possibile calcolare la posizione esatta di quella persona. Quanto aveva già espiato e quanto gli rimaneva. Buio completo. Ma Luigi B. si è superato davanti alle richieste di chi si trovava in detenzione domiciliare. Blindato, dunque, in casa. Alcune persone gli hanno chiesto, par di capire, di poter lavorare fuori. Lui le ha autorizzate, ma evidentemente ha voluto strafare perché ha dilatato i permessi a 16-17 ore quotidiane. Ora, un paio di considerazioni terra terra simpongono: ma chi è che sgobba 16-17 ore al dì? Forse, nemmeno i cinesi più stakanovisti conficcati come pali giorno e notte in qualche capannone.
«Confondere» nota la Disciplinare «più stampati, giungendo ad adoperare quello non adatto allistituto di cui ci si occupa, se ripetuto come nella specie, è comportamento contrario alla diligenza del magistrato di sorveglianza».
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