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Dokic e le altre schiave del tennis «Aiuto, papà è un vero incubo»

Quello della serba è solo l’ultimo caso di conflittualità fra atleta e genitore. Celebri i problemi della Graf, la ribellione della Capriati, la fuga della Schnyder. Negli anni ’60, la Kunnen fu addirittura stuprata

Lea Pericoli

Jelena Dokic non è stata rapita, come allarmisticamente aveva denunciato suo padre Damir. La smentita è arrivata dall’ex campionessa e l’abbiamo pubblicata ieri. Tuttavia vale la pena di analizzare un fenomeno diffuso quantomeno nel mondo del tennis dove prolifera la figura sinistra del «padre padrone». Damir Dokic, uomo violento e possessivo, ex allenatore della figlia, fu definito «persona problematica» dalla Wta, organo che governa il tennis femminile, e quindi allontanato dagli stadi già anni fa. Lo stesso accadde con il padre di Mary Pierce. Tutti e due ebbero la proibizione di entrare nei tornei in cui giocavano le figlie.
Sono numerosi gli esempi di padri ingombranti che posso ricordare. Ma forse è più corretto raccontare ciò che è accaduto a tante figlie celebri, lasciando il giudizio al lettore. Partendo dal presente, credo sia giusto parlare di Mr. Williams, vero fenomeno a sé, uomo poverissimo che decise di costruire «due macchine per fare denaro» e ci riuscì. Lui che non sapeva giocare a tennis si improvvisò loro allenatore. Con l’arrivo dei miliardi il suo matrimonio fallì. Non so quanto potere Mr. Williams abbia ancora su Serena e Venus. Comunque dal ghetto nero di Los Angeles lui è finito in una super villa californiana. Anche Steffi Graf ebbe seri problemi con il padre. Amministratore dei capitali della figlia, Peter Graf finì in galera per frode fiscale in Germania. Altro matrimonio fallito, gravi danni e immense multe da pagare. Jennifer Capriati, seguita a vista e molti dicono soffocata da Stefano suo padre che le faceva da allenatore, si ribellò facendosi acchiappare dalla polizia per problemi di droga e per un furto in un grande magazzino. Fu una parentesi nerissima per Jennifer che però ricominciò da sola e divenne n.1. Qualche anno fa, Patty Schnyder scappò in India con un guru. Suo padre assoldò un investigatore, un tipo aitante che dopo averla trovata si innamorò diventando suo allenatore e marito.
La mia non vuole essere una accusa ai padri, ma solo il desiderio di evidenziare i fatti. Per concludere vi racconto una storia che non ricorda nessuno. All’inizio degli anni Sessanta andai a giocare il Circuito dei Caraibi. Lì conobbi Laura Lou Kunnen, una tennista americana molto carina. Usciva con Neal Fraser. Erano tempi epici. Non c’era denaro. Viaggiavamo tutti assieme. Abitavamo nello stesso albergo o nella stessa casa. A Caracas, una notte, Laura Lou subì un furto. Arrivò la polizia. Si aprì un’indagine. L’indomani leggemmo sui giornali che Laura Lou era stata protagonista in un processo di stupro vinto contro il padre. Lei, piangendo, ci raccontò i dettagli.
Anche Martina Navratilova, nel suo libro, parla del rapporto difficile con il patrigno, mentre la Sharapova è seguita come un’ombra da un padre che non ha l’aria rassicurante. Mel Sembler, ex ambasciatore americano a Roma, scherzando lo chiamava l’uomo del Kgb. Se ai miei tempi le tenniste rincorrevano gloria, coppe e applausi, oggi la loro corsa si fa su strade lastricate d’oro e diamanti. I padri padroni, ossessionanti e oppressivi ci sono sempre stati, salvo qualche eccezione. Mio padre per esempio non voleva che giocassi. Secondo lui dovevo studiare e lavorare. Mi sono fatta da sola e ritengo di essere stata fortunata. Però ricordo quanti genitori delle mie avversarie ho dovuto subire. Ricordo le lacrime di tante tenniste dopo una sconfitta. Evento che, se fossero state sole, sarebbe stato più facile da accettare. Jelena Dokic che ha 23 anni, è stata n.4 del mondo nel 2002 e ha guadagnato 3.765.180 dollari. Ora occupa la 583ª posizione in classifica ed è a caccia disperata di uno sponsor. Si è fidanzata con il suo coach Borna Bikic e si allena nell’Accademia di Nicky Pilic. Quando era molto giovane e povera fu ospitata e aiutata come una figlia da Leslie Turner, in Australia.

L’obiettivo, allora, era quello di cambiare nazionalità per difendere i colori australiani. All’improvviso senza dire grazie, Jelena decise di andarsene. Jelena avrà un padre padrone ma anche lei non è un tipetto facile.

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