Roberto Bonizzi
La nazionale la conoscono bene. Per lei hanno disegnato e realizzato la divisa ufficiale. Lapprezzamento può sembrare interessato, visto il coinvolgimento commerciale, ma loro giurano che è tutto spontaneo. «Che bella questa Italia». E detto dalla coppia più apprezzata della moda italiana il complimento ha il suo perché. Dalle sfilate milanesi per luomo, inaugurate ieri, Stefano Dolce e Domenico Gabbana lanciano il loro messaggio damore per la formazione di Marcello Lippi. «Che belli e che bravi questi nostri giocatori della nazionale». Poi una frecciatina alla stampa. «Eppure li attaccano, li criticano. Ci sono giornalisti che sembra facciano il tifo per altre nazionali. Ci sembra davvero eccessivo» non hanno timore di schierarsi, i due stilisti. Che la loro passione per lazzurro lavevano già dichiarata nel volume fotografico di presentazione dell'avventura italiana in Germania.
Dolce e Gabbana hanno vissuto una settimana intensa, quella delle prove ufficiali per la sfilata di ieri nel primo giorno della settimana della moda maschile. E proprio durante la fase di preparazione è capitata alle 16 la partita decisiva della nazionale: Italia-Repubblica Ceca. Stefano non ha voluto rinunciare al calcio ed è sparito dalle passerelle un minuto prima del calcio dinizio. Domenico ha cercato di farlo ragionare, si è impuntato, ha protestato, poi si è seduto comodo davanti al televisore e si è unito al tifo del socio. «Questi giocatori sono belli, ma belli veramente - insistono gli stilisti -. Sono belli anche danimo. Come Lippi, freddo e sicuro, sembra un padre. Solo lui poteva fare questo miracolo di tenere insieme, e in modo così garbato ed elegante, tutti questi ragazzi».
Immancabile il giudizio estetico sulluomo più rappresentativo: «Francesco Totti è eccezionale come giocatore - si scoprono Dolce e Gabbana -. Poi da quando si è tagliato i capelli è ancora più bello». Entra in classifica pure Andrea Pirlo, il leader silenzioso del centrocampo azzurro: «Un grande. Armonioso, silenzioso, invisibile, con classe. E in più segna».
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