da Milano
Il dollaro si rafforza ancora e si avvia ad archiviare la prima settimana in rialzo su euro e yen da un mese a questa parte. La valuta europea è scivolata fin sotto quota 1,27 dollari e lo yen è sceso a 112 totalizzando rispettivamente un ribasso settimanale dell'1,7% e dell'1,8% nei confronti della moneta americana.
Il biglietto verde è sostenuto dalla prospettiva di un ulteriore ampliamento del differenziale dei tassi di interesse con Eurolandia e Giappone, mentre il segretario al Tesoro Usa, John Snow ha ribadito che l'amministrazione Bush è sempre a favore del dollaro forte. In una intervista televisiva alla Cnbc, Snow ha rinnovato le pressioni per una maggiore flessibilità dello yuan, spiegando al tempo stesso che un deprezzamento del dollaro «non è nel nostro interesse», ma che «il valore delle valute deve essere aperto sulla base del libero mercato». Una formula di rito che Washington ripete ormai da tempo anche se non è un mistero che agli Usa fa buon gioco una discesa graduale della moneta - passando anche per il contestuale rafforzamento della divisa cinese - per incrementare l'export e contenere così il disavanzo dei conti con l'estero. Ieri intanto, il biglietto verde ha approfittato delle aspettative di una nuova stretta monetaria da parte della Federal reserve con tassi al 5,25% a fine giugno, mentre la Bce non dovrebbe superare la soglia del 3,25% a fine anno. Per gli economisti, in realtà, è ancora rebus sulle prossime decisioni di politica monetaria della Fed e da giorni si assiste a un altalena di umori con il mercato che una volta dà maggiore credito all'opzione di una «pausa» della manovra rialzista e l'altra a quella di una nuova stretta. In quest'ultima direzione sono andate le dichiarazioni del presidente della Fed di Richmond, Jeffrey Lacker, che quest'anno è fra i membri votanti del direttivo della banca centrale Usa: Lacker ha definito lo «scenario inflazionistico al limite dell'accettabile» aggiungendo che in circostanze come queste, contenere le pressioni inflazionistiche deve essere l'obiettivo primario. A questo si aggiunge la nomina di Donald Kohn a vicepresidente della Fed. La scelta fatta da Bush (che ora attende l'ok del Senato Usa) è caduta su un personaggio che per gli operatori è fra i più quotati.
L'euro ha toccato un minimo di seduta di 1,2694 dollari per poi recuperare in chiusura a 1,2749 dollari (1,2844 negli ultimi scambi di giovedì). In netto calo lo yen dopo che il governatore della Banca centrale del Giappone, Toshihiko Fukui, ha preannunciato la decisione di mantenere i tassi all'attuale livello, vicino a zero.
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