Il dolore per la diva ribelle rimasta libera fino alla fine

Dominò gli anni '60 con il fascino e i grandi film. Poi fece scelte coraggiose. E diventò un mito

Il dolore per la diva ribelle rimasta libera fino alla fine
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E pensare che si era arreso anche il tempo. Contaminare quella bellezza con il suo scorrere era compito improbo pure per lui. Claudia Cardinale, la donna ritenuta universalmente più affascinante negli anni '60, continuava a essere irresistibile anche nella terza età. Ne aveva più di 75 quando venne a Milano per ritirare un premio alla carriera che le faceva un po' paura. "Sa com'è... Gli onori al curriculum hanno un profumo strano". Però ne fu lusingata. "Venezia nel '93 e Locarno nel 2011 mi hanno allenata".

Il suo rapporto con il tempo era un po' così, come avere a che fare con un vecchio amico che è meglio non frequentare troppo.

E, forse per sentirsi sempre giovane, accettò di girare Gebo e l'ombra con un regista - Manoel de Oliveira - ultracentenario. Alla vita ha sempre guardato con ottimismo e disincanto. Perfino nei momenti più bui, quando - sedicenne - rimase vittima di uno stupro e si ritrovò in un'attesa che per molte donne è dolce. "Non mi sfiorò mai l'idea di abortire, nemmeno davanti alle richieste dell'uomo che si approfittò di me. Quel figlio non meritava di non nascere. Non aveva colpe. L'unico mio errore è stato avergli detto la verità troppo tardi".

Era così la Cardinale. Non derogava alle sue idee. Mai. Di uomini ne sposò solo uno - Franco Cristaldi che riconobbe quel bambino non suo - pur facendo poi una figlia con Pasquale Squitieri che la chiamò Claudia perché solo così ci sarebbe comunque stata la Claudia Squitieri che la Cardinale rinunciò a essere. Lo raccontava sorridendo come quando ricordava il due di picche a Mastroianni, "l'uomo cui ho resistito". O la fratellanza con Jean Claude Brialy "che mi ha lasciato figlia unica".

La bellezza l'ha sempre trattata come una sconosciuta. "Mia sorella Blanche era molto meglio di me" diceva con la voce rotta da mille sigarette. "Sono l'eredità di Luchino (Visconti ndr). Amo accenderle, odio la nicotina" ma non si spiegava perché mai, in quegli anni Sessanta, tutti guardassero con concupiscenza la ragazza con la valigia più della Bardot. Amica e "rivale" per la più bella del reame. "Non la vedo mai ma ci sentiamo spesso. Ero la sua pistolera", ci rideva sopra. In Dio credeva a modo suo. Molte preghiere, poche chiese, tanti preti.

A un'udienza da Paolo VI si presentò in minigonna. Erano i primi anni Settanta. Per papa Wojtyla recitò le sue poesie polacche tradotte in italiano, "emozione immensa". Di Bergoglio stimava il coraggio.

Se n'è andata sottobraccio a Giorgio Armani che le mandava un mazzo di fiori in albergo ogni volta che lei tornava in Italia. Se ne sono andati insieme verso un aldilà che Claudia non sapeva descrivere. "Vedremo", diceva. E ora vedono.

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