Medicina

Il dolore può essere ridotto

Malattie reumatiche, coliche renali, postumi operatori traggono vantaggi da questa molecola antinfiammatoria

In principio fu l’aspirina, scoperta alla fine dell’Ottocento da un chimico tedesco. Cinquant’anni dopo vennero il fenilbutazone, l’indometacina, l’ibuprofene. Alla metà degli anni Sessanta Willy Stoll, che era allora alla guida del gruppo farmaceutico Geigy, promuove lo sviluppo di un antinfiammatorio che fosse efficace e al tempo stesso ben tollerato. La molecola (nome chimico: diclofenac) arriva in Italia nel 1975 e viene commercializzata con nome di Voltaren.
Festeggiando i trent’anni di questo preparato (disponibile in ventidue formulazioni) è stato sottolineato un particolare di grande interesse: fino ad oggi ha curato mezzo miliardo di pazienti, portatori di diverse patologie: coliche renali e biliari, malattie reumatiche, osteoartrosi, dismenorree, dolori post operatori. È stato anche ricordato il lungo percorso dei ricercatori, guidati da Alfred Sallmann, i quali volevano ottenere un farmaco capace di sconfiggere il dolore senza provocare pesanti effetti collaterali.
La nuova molecola, diclofenac, sembrò a quei ricercatori rispondere a queste caratteristiche. La sua «sosta» nel sangue non superava le due ore ma restava più di tre giorni all’interno delle membrane sinoviali, dove svolgeva una intensa attività anti-infiammatoria. Più tardi si pensò di impiegare diclofenac anche in altre affezioni: coliche renali e biliari. Lo studio del professor Broggini e dei suoi collaboratori, pubblicato sul British medical journal nel 1984, confermò questa indicazione terapeutica.
Come ha ricordato Ugo Di Francesco, amministratore delegato di Novartis in Italia, Novartis ha continuato a studiare questo farmaco per trent’anni e a verificarne le applicazioni. Sono state così scoperte tutte le sue potenzialità nei trattamenti dell’infiammazione e del dolore. Il professor Pierluigi Canonico, cattedratico di farmacologia nell’università del Piemonte orientale, ha ricordato che «dal punto di vista farmacocinetico diclofenac si distingue per il suo rapido assorbimento nell’organismo». «La rapidità di azione, ha aggiunto, è senz’altro la prima qualità ma non va trascurata la durata dei suoi effetti. La capacità di concentrarsi nei tessuti infiammati, per esempio nelle articolazioni, potenzia ed estende le prescrizioni».
Anche il professor Luigi Di Matteo, primario di reumatologia a Pescara, ha ricordato «il profilo di tollerabilità gastrointestinale» che rende diclofenac e ibuprofene farmaci non steroidei ottimamente tollerati». Del resto, su questo principio attivo si sono cimentati ricercatori di tutto il mondo: sono tredicimila gli studi finora pubblicati su diclofenac; di essi, più di seicento sono stati condotti in Italia. Gli studi più recenti, anche se preliminari, suggeriscono il suo impiego nel trattamento della malattia di Alzheimer, reso possibile dal carattere liposolubile della molecola, che può raggiungere efficacemente il sistema nervoso.

Le ricerche sul dolore oncologico svolte da varie équipe italiane prospettano la possibilità di impiegare diclofenac anche nel carcinoma mammario.

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