Il dolore può essere sconfitto. In Italia si è fatto troppo poco per la sofferenza di milioni di malati. Le stesse università di medicina non hanno cattedre di antalgia e scuole di specializzazione. A metà degli anni Ottanta luniversità di Milano ne ha istituita una, affidata al professor Mario Tiengo; è rimasta una inziativa isolata, unoasi nel deserto. Oggi non vi è una rete nazionale di Centri di eccellenza per la lotta al dolore. Nessuna università si occupa della formazione dei medici. Nel 2001 è stata fatta una legge per combattere il dolore, ma senza risorse finanziarie. I medici esperti in antalgia lo sono diventati formandosi allestero. Così ha fatto il professor Diego Beltrutti. Nato a Cuneo nel 1949, dopo la laurea in medicina e la specializzazione in anestesia e rianimazione a Torino, si è recato più volte negli Stati Uniti, Spagna, Israele, Russia. E segretario generale della Lega italiana contro il dolore e past president della sezione italiana della World Society of Pain Clinicians.
«Il dolore è un segnale di allarme ed è utile perché ci avverte di un pericolo, ci dice che qualche cosa di anormale sta avvenendo nel nostro organismo. Il dolore cronico è invece inutile. In tutte le malattie croniche come le patologie osteoarticolari precisa il professor Beltrutti - il dolore è un fardello, un tormento, una causa di sofferenze continue. Quello acuto va trattato perchè in tale modo si previene che diventi cronico». Nellarea oncologica la sensibilità per le cure palliative è cresciuta molto. «Con le terapie antalgiche afferma Beltrutti oggi si hanno enormi possibilità di controllo del dolore neoplastico, che però incide solo per il 2-3 per cento. Sono 12 milioni gli italiani che ogni giorno combattono il dolore di origine vascolare, osteoarticolare, le gravi cefalee. Pazienti che vanno aiutati. In questi anni abbiamo fatto sparire le forme antalgiche connesse agli interventi chirurgici. I pazienti nei nostri ospedali, si operano di protesi di anca, di colecistectomia, di isterectomia senza soffrire. Il dolore acuto è quasi sempre sotto controllo ed abbiamo fatto passi da gigante per combattere anche i dolori cronici. La ricerca ci ha fornito in questi ultimi anni nuovi farmaci efficaci e linnovazione biotecnologica ci ha consentito di mettere a punto rivoluzionarie procedure antalgiche mininvasive.
Dolori cervicali e lombalgie rappresentano una grande fonte di dolore, almeno una volta nella vita, i quattro quinti della popolazione ne soffre. Oggi possiamo alleviare questo dolore grazie a nuove tecniche di trattamento spinale percutaneo, eseguibile in regime ambulatoriale. Spiega Diego Beltrutti, consulente di medicina del dolore (info@simed.net) presso la clinica Humanitas a Rozzano Milano, un centro diretto dalla dottoressa Roberta Monzani: «attraverso lo spazio intervertebrale si introducono sonde sottilissime che erogano energia termica alle aree da trattare (disco intervertebrale o faccette articolari). Dopo i 30-40 anni, il disco comincia a perdere elasticità, disidratandosi e irrigidendosi. Il primo stadio della malattia del disco è un disturbo di tipo degenerativo. Il nucleo centrale perde pressione idrostatica, mentre nella parte dell'anulus, quella periferica, si producono fessurazioni e si infiammano le piccole terminazioni nervose responsabili delle percezione dolorosa. La soluzione è rappresentata della tecnica della elettroterapia intradiscale (IDET), che impiega una sonda che eroga calore soltanto alla parte esterna, degenerata, del disco, inibendo i nocicettori, fonte del dolore. Nel secondo stadio, a causa dell'indebolimento della parte dell'anulus, si determina una migrazione di materiale polposo del nucleo verso l'esterno, generando una piccola erniazione che preme sulla radice nervosa. In questo caso si applica la metodica di decompressione termica focalizzata (TDD).
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