«Domani rilancerò il partito unico della libertà»

Il Cavaliere è insostituibile perché nessuno è in grado di mantenerci uniti come lui

Adalberto Signore

da Roma

Silvio Berlusconi va avanti tutta la giornata a leggere e rileggere gli appunti che gli sono arrivati da molti dei suoi parlamentari, deciso a buttare giù di suo pugno i punti essenziali dell’intervento con cui domani chiuderà la manifestazione di Roma contro la Finanziaria. Il malore di domenica lo costringe infatti a un riposo forzato, che il Cavaliere è deciso a sfruttare per limare al meglio ogni particolare. Così, dalla villa di Macherio è in costante contatto con i suoi collaboratori, per avere aggiornamenti sul numero delle adesioni, ma pure per gli ultimi spunti utili. Da Roma, invece, è Sestino Giacomoni a raccogliere a Palazzo Grazioli la mole di promemoria destinati all’ex premier. Ne arrivano a decine, sulla Finanziaria come su molti altri argomenti. L’ex sottosegretario all’Istruzione Valentina Aprea, per esempio, ha mandato un lungo appunto sulla scuola, perché «il centrosinistra sta cercando di demolire la riforma della Moratti» e spera che domani «Berlusconi dica parole chiare» in proposito.
In verità, nei circa trenta minuti previsti d’intervento il Cavaliere sembra deciso a toccare solo quei temi che possano avere presa su un pubblico tanto numeroso come quello atteso a piazza San Giovanni. Insomma, difficilmente e se non con brevi digressioni Berlusconi affronterà questioni specifiche. Di certo, spiega chi lo ha sentito in questi giorni, rilancerà il partito della libertà. «Ci saranno ben oltre mezzo milione di nostri elettori, da quelli di Forza Italia a quelli di An, della Lega e delle altre formazioni minori. E pure molti sostenitori dell’Udc», ragionava ieri il Cavaliere. Insomma, il palcoscenico giusto «per dare una prospettiva futura al centrodestra» e «rilanciare con forza il partito della libertà». Un progetto di lungo respiro che dovrà inevitabilmente passare prima per la federazione dei partiti della Casa delle libertà che, non a caso, Berlusconi era tornato a caldeggiare proprio domenica mattina a Montecatini. La federazione, infatti, se da una parte è una sorta di step necessario, dall’altra - includendo pure la Lega, a differenza del partito unico - potrebbe mettere all’angolo le ritrosie dell’Udc. Escluso, invece, che il Cavaliere possa fare qualche accenno a possibili successori, come qualcuno aveva vociferato nei giorni scorsi. «Berlusconi - spiegava ieri Umberto Bossi in un’intervista a Telepadania - è insostituibile perché nella Cdl non c’è nessuno in grado di mantenere l’unità tra partiti così diversi». Il leader del Carroccio ha pure invitato «tutti quelli in ascolto a non mancare l’appuntamento di sabato a Roma». «Ci tengo molto - ha spiegato il Senatùr - perché la Lega fa parte della Cdl». Parole che qualcuno ha letto come un messaggio indiretto a Pier Ferdinando Casini.
Buona parte dell’intervento di Berlusconi, poi, sarà dedicata alla «Finanziaria delle tasse». Una manovra, spiega l’azzurra Laura Ravetto, «che tartassa tutti, cittadini e imprese». Il Cavaliere punterà il dito contro il governo Prodi, «politicamente debole e ormai prigioniero della sinistra massimalista» al punto da fare «la peggior manovra della storia della Repubblica». «Prima ce ne liberiamo, meglio è», dice Gianfranco Fini al Tg1. «Andare in piazza contro la Finanziaria - spiega il leader di An - è giusto per difendere gli interessi legittimi degli italiani. Perché Prodi ha fatto una manovra con 68 nuove tasse che, come ha spiegato l’Ocse, deprime la capacità di crescita dell’economia». Insomma, una Finanziaria «che non trova un solo connazionale disposto a sottoscriverla».
E ora, spiegava ieri Berlusconi durante più d’una telefonata, «dobbiamo far capire a questi signori che non siamo più disposti a sopportare in silenzio». Anche perché «questa manifestazione non l’abbiamo voluta fare noi, ce l’hanno di fatto imposta con la loro insistenza tutti quegli italiani che non ne possono più». Il Cavaliere è convinto che il corteo di Roma «sarà come la marcia dei quarantamila», la celebre protesta di Torino dei quadri Fiat che nel 1980 mandò in crisi la Cgil e il Pci di Enrico Berlinguer. Piazza San Giovanni, spiega Giacomoni, «con la sua imponenza dimostrerà che il ceto medio, l’Italia che lavora e produce, vuol far sentire la sua voce».
Spazio anche alla questione brogli, perché Berlusconi pare non aver ancora digerito il film-documentario Uccidete la democrazia, in cui Enrico Deaglio ipotizza l’esistenza al Viminale di un software che avrebbe modificato le schede bianche in voti per Forza Italia.

Nonostante la procura di Roma abbia iscritto il direttore di Diario nel registro degli indagati per diffusione di notizie false e atte a turbare l’ordine pubblico, il Cavaliere è deciso a tornare sull’argomento e ribadire la necessità che le schede vadano ricontate tutte «dalla prima all’ultima».

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