Arrivò in sordina nel pre-ritiro di Salice Terme, durante la prima estate del Nuovo Millennio, per sostituire il partente Marcello Castellini. Fortemente voluto dal neotecnico blucerchiato Gigi Cagni, che lo aveva allenato a Piacenza cinque anni prima, Mirko Conte, allora ventiseienne centrale difensivo dalla provincia di Varese, approdò dal Vicenza alla Sampdoria quasi gratuitamente, non certo accompagnato dai clamori e dai favori della critica, tra lo scetticismo e l'indifferenza generale dei tifosi. Nessuno, all'epoca, avrebbe mai immaginato che quel grintoso difensore centrale dall'aspetto pittoresco e dalla fluente chioma rossa sarebbe poi divenuto un pilastro di quella formazione, un vero e proprio idolo della Gradinata Sud, autore, oltretutto, di due gol importantissimi per la storia doriana. Sì, proprio lui, quello tutto cuore e temperamento, quello che i gol - degli avversari - li evitava, quello del celeberrimo «Col Rosso non si passa».
La prima in assoluto con la sua maglia numero 14 la segnò il 5 maggio 2002, in un tanto epico quanto drammatico Samp-Messina. Quel pomeriggio al Ferraris si disputava una sorta di spareggio per non retrocedere in Serie C, ovvero il punto più basso da quando Sampierdarenese e Andrea Doria, nell'agosto '46, si fusero. Dopo un primo tempo caratterizzato in campo dalla paura di prenderle e sugli spalti da una struggente, ennesima dimostrazione d'amore dei sostenitori sampdoriani, la squadra di Bellotto, sospinta dal calore della sua gente, trovò la rete del vantaggio, al quarto minuto della ripresa, proprio grazie ad un colpo di testa del suo centrale difensivo, Mirko Conte. Sugli sviluppi di un corner battuto da Pietro Strada, il «Rosso» di Tradate svettò imperiosamente e superò, sotto la Nord, l'incolpevole portiere messinese Marruocco per siglare l'1-0 e sfogare poi tutta la sua soddisfazione sotto la Gradinata opposta. Quella rete spianò la strada alla vittoria doriana, legittimata una ventina di minuti più tardi da Francesco Flachi. A nulla valse il 2-1 finale del peloritano Marra. La Samp uscì vincente da quel match-ultima spiaggia e da quel successo trovò la forza per tirarsi fuori da una situazione - calcisticamente - disperata. Da quel successo firmato Conte-Flachi si gettarono inoltre le basi per la stagione successiva, la prima dall'inizio targata Garrone e Marotta, quella della promozione in Serie A.
A fine anno 31 le presenze, due i gol: uno all'Ancona, l'altro al Genoa. Quest'ultimo, Mirko lo realizzò nel bel mezzo di uno dei capitoli più esaltanti di quella memorabile cavalcata 2002-03, quello del «Tre su Tre» nei Derby di quella stagione meravigliosa per i doriani, maledetta per i genoani. Era il 19 aprile 2003, Sabato Santo, vigilia di Pasqua. La Samp, indiscussa capolista della cadetteria, lanciata verso la massima serie; il Genoa tragicamente invischiato nella lotta per non retrocedere in terza divisione. Umori agli antipodi in quella serata d'aprile, nella quale, sotto un'attonita Gradinata Nord, il ginocchio sinistro del biondissimo «Gile» Zivkovic aprì le marcature su un corner di capitan Volpi. La festa doriana proseguì poi proprio con Conte, abile, in chiusura di tempo, a trafiggere Brivio chiudendo da due passi un'azione convulsa in area rossoblù. La rete del «Rosso», incredulo e letteralmente impazzito di gioia, archiviò di fatto, con 45 minuti d'anticipo, una stracittadina apertasi con un enorme Baciccia blucerchiato intento nel salutare il Grifone, nell'agitare ironicamente la «manina» sinistra nei confronti dei cugini. «Questo non è un arrivederci, è un addio» recitava l'enorme striscione esposto nella parte bassa della Sud.
Per Conte, invece, partito da Genova e dalla Samp dopo quattro stagioni indimenticabili nel giugno del 2004, oggi capitano di un Arezzo penalizzato in classifica ed in crisi d'identità, non è stato così. Domenica pomeriggio, vivrà infatti al Ferraris un altro, personalissimo, Derby della Lanterna, in Serie B, con la maglia amaranto addosso, ma con il blucerchiato nel cuore.
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