da Roma
Professor Oreste Dominioni, lei è presidente dei penalisti italiani, come spiega gli esempi forniti dallAnm per dimostrare che, in teoria, le nuove norme del pacchetto sicurezza potrebbero far sospendere processi per reati gravi e proseguire quelli per fatti di poco conto?
«Disordine legislativo, disorganicità dei codici, disomogeneità delle leggi speciali. Purtroppo, riferendosi ad un tetto di 10 anni di pena, si possono determinare sperequazioni di questo genere. Le pene determinate per i singoli reati non riflettono in modo preciso la loro gravità. E giocano diversi fattori nel determinare il massimo. Sui codici e sulle leggi speciali spesso pesa il particolare momento in cui il legislatore è intervenuto».
E quindi lo stupro compiuto da un clandestino può essere punito meno duramente della cessione gratuita di una dose di hashish da un ragazzo allaltro?
«Sì, perchè quando si fece la legge sugli stupefacenti si considerava il problema unemergenza da combattere con pene molto elevate. Più che nel codice in queste leggi speciali non cè una visione organica e si stabilisce una pena non correlata a quella di altri reati. Infatti, oggi si dice che un reato dovrebbe essere previsto solo dal codice e non da una legge speciale».
Però anche nel codice qualcosa non funziona se un rapimento può essere punito con una pena inferiore al furto in un supermercato di due zingarelle che danno una spinta ad una guardia scappando.
«Il furto può diventare rapina, con violenza su persona e scattano aggravanti molto rilevanti che concorrono a stabilire il massimo della pena. Tutto risale al Codice Rocco, che a quei tempi voleva essere molto severo nei reati contro il patrimonio e riteneva il furto molto grave. Poi le cose sono cambiate, certi reati non sono più intesi così, ma gli squilibri rimangono presenti nella legge penale».
Squilibri da far considerare meno pesante il grave errore di un chirurgo che provoca la morte di un bambino rispetto al furto di un cellulare con minaccia di un temperino?
«Sì.
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