Egregio dottor Lussana, letta la protesta di un lettore e lintervista (troppo benevola) al Sovrintendente del Cf, e visto che lei dà spazio alle voci di dissenso, speriamo che ci sia anche per noi.
Siamo andati a vedere il mozartiano «Don Giovanni»: nessuno scandalo, ma schifo sì, per una regia... da Cottolengo che affligge tutta lopera, e di cui lorgia finale è solo lepisodio più rumoroso (in un mondo che eleva limmoralità a valore che scandalo vuole che ci sia). Ad illustrarne lo schifo (estetico) non basterebbe una pagina del suo giornale. Basti, ad esempio, ricordare i costumi demenziali; il protagonista che sembrava Celentano, non il banale demagogo odierno, ma il guitto-pagliaccio delle origini (procedere sguaiato e scomposto); soprattutto il continuo saliscendi di fondali, inutili perché lazione si svolgeva lontano, sul proscenio o sulla larga squallida scalinata o nel deserto dellampio, vuoto palcoscenico. I personaggi non uscivano mai dalle porte dei fondali, ma da tutte le parti, soprattutto da sotterra, come talpe, minatori o vermi. Tutto ciò voleva essere caricato di profondo, didattico simbolismo, in realtà stupido e ridicolo. Si aggiungano i ritmi lenti dellorchestra che a più persone conciliavano il sonno.
Gli applausi? Ma la tv ha ormai abituato ad applaudire tutto e sempre. Ad amici che ci chiedevano se il «Don Giovanni» valeva il viaggio, la risposta: se volete ridere della regia, sì, come noi.
Pare che «Le Nozze» siano la michelangiolesca trovata di un giardino coltivato ad... attaccapanni.
e amici
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