Marina di Pietrasanta - La notizia è che in scena non si sono visti seni e natiche al vento, né falli o scene di sesso esplicite. Sì un nudo integrale c’era, ma talmente in penombra da non accorgersene neppure. Reggicalze, hot pants e guêpière indossati dalle attrici, poi, sembravano più pudichi che seducenti. Dopo quarant’anni il maestro del cinema erotico Tinto Brass torna al teatro e lo fa rileggendo il Don Giovanni di Molière in maniera castigata. Possibile?
Stupore e non poche incertezze alla prima dell’opera al teatro all’aperto del Festival della Versiliana. Don Giovanni... e le sue donne, nella sua sorprendente moderazione, risulta più di Fausto Costantini, che ne ha curato l’adattamento teatrale e di Beppe Arena che ha firmato la regia, che del licenzioso e sempre gioiosamente smoderato maestro Brass.
E infatti Tinto l’aveva immaginata diversa questa pièce: piena di muse «spigliate e spogliate» di veli come smaniose farfalle, che scatenano sul grande seduttore i loro appetiti sessuali e lo trasformano da carnefice in vittima. Voleva in scena un grande fallo da cui attingere vasellina per i giochi erotici, come faceva Gabriele D’Annunzio, e doveva disintegrarsi come il mito del don Giovanni. Ma il risultato è stato ben diverso. «Parrocchiale», l’ha definito lui stesso in polemica con il regista Arena. E all’ultimo momento ha disdetto la conferenza stampa per la prima in Versilia.
Niente scandalo e troppa insipida sobrietà, in effetti, nel Don Giovanni interpretato da Corrado Tedeschi. La sua giacca bianca dovrebbe ricordare la divisa da guerriero indossata con bellico orgoglio dall’alter ego indicato da Brass, il Vate e sembra piuttosto quella di un vigile urbano. L’uniforme militare voleva essere maschera di un rigore che cela il cinismo libertino di un campione di amoralità.
Ma in quanti se ne sono accorti? Brass aveva immaginato per la sua opera una grande orgia finale in un’atmosfera dannunziana della Venezia Anni ’20 che scene e costumi di Carlo De Marino, suo abituale collaboratore, non sono riusciti a evocare. E Tinto ha anche scoperto quanto le attrici di teatro siano più difficili da manovrare di quelle di cinema. Buona l’idea di dare anche ruoli maschili alle nove attrici, per esaltare l’ossessione di femmina del protagonista. Fra la Donna Elvira di Corinne Bonuglia e il Don Carlos di Margherita Adorisio spicca il volto nuovo di Barbara Bovoli, convincente servo Sganarello che si rivela metafora della donna ideale, moglie fedele che con il suo amore paziente eclissa le fiamme passeggere.
Il tour prosegue: dopo l’apertura del cartellone del Festival diretto da Simone Martini che prevede opere con Catherine Deneuve, Michele Placido e Riccardo Scamarcio, dopo Viterbo e il Festival di Sarsina, oggi la pièce sarà al Festival di Mezza estate di Cremona, domani al Festival di Asti, il 29 all’Arena del mare di Genova e in altre località fino a fine agosto. Per la versione invernale Costantini lavora a un’edizione brassiana doc, superati anche problemi tecnici. Vedremo se sarà un Don Giovanni che Tinto potrà riconoscere.
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