Don Verzé: «La nostra università farà da cavia per la riforma»

COME HARVARD Il rettore spera di ricalcare le orme di Stati Uniti e Inghilterra con più incentivi ai privati

«Il nostro ateneo farà da cavia per la riforma della scuola e dell'università avviata dal ministro dell'Istruzione Gelmini». Lo annuncia don Luigi Verzé, rettore dell'università Vita e Salute San Raffaele. L'occasione è l'inaugurazione del nuovo anno accademico, celebrata ieri mattina nella sede di via Olgettina. «Sono favorevole alla trasformazione dell'università - spiega il rettore - e sono con i giovani quando protestano perché gli atenei italiani sono ormai decadenti. Ma non sono dalla loro parte quando occupano le aule». Il San Raffaele sta per dar vita alla fondazione che gestirà la facoltà di Filosofia, proprio come previsto dalla discussa legge 133. «Stiamo avviando il progetto in Brianza - conferma don Verzé -. Si tratta di una fondazione il cui presidente sarà Massimo Cacciari». Il rettore auspica la nascita, in Italia, di un'università che sia una realtà libera, dei cittadini e non dello Stato, sul modello degli atenei inglesi e americani. «Non è uno scandalo e non capisco perché - prosegue don Verzé - noi italiani non possiamo essere grandi come Harvard». Ma per raggiungere questo risultato occorre incentivare i privati. «Il futuro dell'università pubblica è aprire la strada a quella privata - sostiene il rettore del San Raffaele -. Gli studenti devono meritare di essere tali. Devono guadagnarselo, come succede negli Stati Uniti». E per i meno abbienti, impossibilitati a pagare le università private? «Il diritto alle studio - afferma don Verzé - deve essere garantito solo ai più bravi». Che all'università Vita e Salute sono in maggioranza.

Lo confermano i numeri dell'ateneo milanese: i laureandi in corso sono il 92,9 per cento (la media regionale supera di poco il 50 per cento), la metà degli studenti - il 35,7 per cento arriva da altre regioni - ha concluso le scuole superiori con un voto che oscilla fra 90 e 100.

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