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Donadoni rimanda l’Italia «Quella vera tra due mesi»

Il ct chiama a rapporto Cannavaro e Buffon. Il capitano zittisce un tifoso che insulta Pessotto

nostro inviato a Firenze
Il viaggio notturno per il rientro da Napoli subito dopo la partita, l’arrivo al centro tecnico di Coverciano alle 4 del mattino, le poche ore di sonno prima dell’allenamento mattutino di ieri (pure spostato di mezz’ora). Roberto Donadoni ha la faccia stanca, il risveglio non è stato dei più felici. Colpa delle critiche ricevute dopo il deludente pareggio con la Lituania. E anche di un lettore Dvd non compatibile che non gli ha permesso di rivedere, al termine del pranzo ma solo qualche ora più tardi, e analizzare la sfida di sabato sera.
Così, mentre i calciatori hanno usufruito di mezza giornata di riposo con rientro alle 23, lui ha studiato le possibili contromosse in vista del delicato match con la Francia. «Ho letto di un’Italia finita, io invece guardo al bicchiere mezzo pieno e giudico la prova positivamente – dice il ct un po’ seccato -. Insomma non butto via la nazionale di Napoli, credo che la vittoria l’avremmo meritata. In questo momento il nostro calcio può offrire questo vista la condizione: ho visto Gattuso correre per 12, Pirlo, Perrotta e De Rossi fare numerosi rientri e contrasti. Se non hai il ritmo, è normale che accada di non poter fare di più. Anche se firmerei per avere sette occasioni da gol anche contro la Francia. Diciamo che la vera Italia la vedrete tra un paio di mesi, saremo diversi e daremo risposte diverse, soprattutto per il lavoro che i giocatori faranno nei club». Dunque, azzurri in condizioni accettabili a novembre – secondo il ct - quando però saranno trascorse altre tre partite di qualificazione.
Ma Donadoni continua a trasmettere positività. E vorrebbe averla anche dall’opinione pubblica («ma se non riusciremo ad averla, faremo con le nostre forze»). Ieri mattina un faccia a faccia con Cannavaro (che ha zittito un tifoso che aveva intonato una canzone che insultava Pessotto) e Buffon, due dei veterani del gruppo, poi un colloquio più allargato con il resto della truppa azzurra. In un quarto d’ora, con l’aiuto di alcuni foglietti su cui aveva annotato alcune osservazioni, il ct ha voluto confrontarsi con i giocatori sul match di Napoli. Prima di concedere loro mezza giornata di riposo. Il ct vuole meno egoismo («io da calciatore non vedevo l’ora di passare il pallone a un compagno») e chiede più impegno e dedizione ad alcuni («da Marchionni mi sarei aspettato qualcosa di più»). «Diamo comunque credito e merito ai miei ragazzi – sottolinea Donadoni -. Da ct dell’Italia, ora come ora, non farei il cambio con la Francia: sono orgoglioso dei giocatori e del gruppo che ho». D’altronde, noi siamo i campioni del mondo e loro no, ma ci aspetteranno per prendersi la rivincita. «La sfida è stimolante, è bello tornare ad affrontare la rivale di Berlino. La Francia è molto forte nelle individualità e più avanti di noi nella condizione fisica. Cosa succede se torniamo da Parigi con un solo punto in classifica? A questa domanda, semmai, risponderò dopo. Potrei ribaltare la prospettiva, e chiedermi come sarebbe se tornassimo con 4 punti in classifica. Il nome dell’avversario fa cambiare le opinioni». E fornisce la ricetta su come affrontare i transalpini. «Dovremo essere bravi a non concedere spazi. Il mio collaboratore mi ha detto che la Georgia ha fatto l’errore di voler giocare alla pari, cioè lunghi e larghi in campo. La Francia ha giocatori micidiali dal centrocampo in su, con forza fisica, bravi negli spazi e nell’uno contro uno. Se avremo un atteggiamento tattico diverso? Il modulo non conta, l’importante è mantenere la squadra corta e stretta». E annuncia un possibile turn-over (forse cambierà un elemento per reparto, ndr).

«Con la Lituania ho messo in campo chi aveva più minuti giocati e condizione, mercoledì valuterò gli eventuali sostituti».

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