Dondup rompe le regole utilizzando uno stile british

Ecco l'uomo un po' universitario e un po' rugbista Matteo Marzotto: «Per chi non si prende troppo sul serio»

Lucia Serlenga

Gli onori di casa li fanno il presidente Matteo Marzotto e il ceo Marco Casoni. Ma la protagonista è la nuova collezione uomo Dondup che viene presentata oggi nel flagship store di via della Spiga a Milano. La griffe che appartiene alla fashion house italiana controllata dal fondo internazionale di private equity L Catterton, mantiene intatto lo spirito innovativo della denim couture che l'ha resa famosa trasferito con attitudine contemporanea in tutti i pezzi più significativi del ready-to-wear. L'abbigliamento maschile che rappresenta il 50% del brand Dondup, divide con la donna lo stesso indice di gradimento, così come racconta Marzotto.

Quali sono i valori di Dondup?

«Veniamo percepiti come bravissimi produttori di cinque tasche in denim e chino, ma abbiamo anche magnifiche soluzioni in fatto di outerwear che continua a evolversi. Giacche, ottimi pantaloni, sublime maglieria, felpe deliziose e, a grandi passi, stiamo intensificando l'offerta della camiceria».

Come si traduce tutto questo nella nuova collezione uomo?

«Il tema conduttore è Breaking the rules, ovvero la visione di Ivan Tafuro, head menswear designer, trasferita in un guardaroba di matrice british, capace di prendersi gioco delle regole con garbo».

Quindi atmosfera universitaria e rugby league?

«Certo, un menswear che unisce il rispetto accademico dell'eleganza a un uso anarchico contemporary di dettagli e lavorazioni inedite».

Il profilo dell'uomo Dondup?

«Un giovane professionista evoluto, che non si prende troppo sul serio ma che sceglie di essere cool attraverso pezzi che siano lontani da una rigida divisa. Quindi un tipo rilassato che indossa una bella giacca, una camicia, magari senza cravatta e nel week end sceglie i jeans con uno strappo fatto ad arte. Dai venticinque ai cinquantenni, Dondup li veste con un'ottica contemporanea».

Quali sono i must del prossimo inverno?

«Il montgomery in panno di cammello completamente sfoderato che si porta sopra alla felpa spesso tinta in capo inside-out. Il bomber proposto sia nella versione tartan di nylon ciré sia in quella garzata reversibile di panno check. La field jacket in denim resinato black mentre il cappotto unisce pattern herringbone e glencheck, da indossare entrambi con la polo in lana tech e il sottogiacca in jersey di lana».

E nel denim?

«Dall'autunno-inverno 2018 l'anima denim del brand è indicata da Adriano Goldschmied. Il processo creativo delle proposte d'ispirazione jeans diventa perciò territorio sperimentale che preserva l'heritage. In prima fila, nuovi modelli cinque tasche nelle tonalità black black e blue black».

Quali sono i prossimi obiettivi?

«Possiamo contare sulla capacità tecnica del migliore made in Italy, abbiamo fatto grandi sforzi per servire il mercato in tempi migliori

rispetto a quando siamo arrivati. E nel giro di un anno i risultati ci danno ragione. Ora ci prefiggiamo una crescita garbata ma stabile soprattutto all'estero. Anche perché in Italia siamo già presenti nei migliori store».

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