La donna di Armani rivuole i pantaloni

Daniela Fedi

da Milano

I capricci della moda non sono mai casuali e la grandezza di un creatore non sta tanto nell’inventare quanto nello scoprire ma soprattutto anticipare i cambiamenti della società. Così se Giorgio Armani copre le gambe con i suoi inimitabili pantaloni fluidi e al tempo stesso androgini, mentre gli stilisti di Burberry, Ferragamo e Pringle le scoprono con elegante generosità, c’è da riflettere seriamente. Infatti la storia insegna che nei periodi di prosperità le donne indossano abiti molto corti, mentre in quelli di congiuntura gli orli precipitano sotto il ginocchio. «Ci si potrebbe divertire sovrapponendo il grafico delle crisi economiche a quello della lunghezza delle gonne» sostiene addirittura Paco Rabanne nel suo bellissimo Trajectoire (Edizioni Michel Lafon, 1991) citando ad esempio il passaggio tra i cortissimi modelli charleston degli anni Venti non a caso definiti «Folli» e le chilometriche gonnellone lanciate da Jeanne Lanvin alla vigilia del crollo di Wall Street. Oppure l’incredibile alternanza tra le minigonne nate in pieno boom economico negli anni Sessanta e i maxi-cappotti alla cosacca lanciati da Dior nel ’68 quando il prezzo del petrolio cominciò inesorabilmente a salire. Dunque dopo aver visto le sfilate per la primavera/estate 2007 in passerella ieri a Milano Moda Donna, sarebbe logico dire che lo stilista più famoso del mondo prevede tempi duri dal punto di vista economico e invece i suoi colleghi sono decisamente ottimisti. «Direi piuttosto che gli altri mi copiano - dichiara lui fuori dai denti -, per parecchie stagioni ho proposto gonne corte che più corte non si può, cercando un punto di contatto tra le gambe scoperte e l’eleganza di una vera signora. Adesso torno allo stile che mi ha reso celebre e sono convinto di aver ragione anche perché il maschile al femminile e una certa seducente androginia mi sembrano molto più intriganti di qualsiasi altra cosa». In effetti quei pantaloni fluidi e danzanti a metà strada tra un inedito modello da smoking e la classica tuta da ginnastica erano abbinati con formidabili giacche allungate sui fianchi e quasi sempre indossate sulla pelle nuda. Tutti gli accessori erano magistralmente calibrati per confermare quest’immagine di donna Easy Chic: grandi borsoni di vernice, scarpe piatte o con un piccolo tacco appena accennato, il foulard stretto sulla giacca quasi per trasmettere un senso di protezione e in testa il classico Borsalino da uomo ma come «ciancicato» da un’impaziente mano femminile. Indimenticabile la sera con una serie di abiti ricamati in cristalli neri come la notte oppure traslucidi come un raggio di luna applauditi per due minuti buoni nel parterre anche da Leonardo Di Caprio.
Tutt’altra musica sulla passerella di Burberry, griffe che proprio quest’anno festeggia il centocinquantenario con un fatturato da capogiro: 1,3 miliardi di sterline. «Ho voluto immaginare un gioioso party inglese fotografato da Cecil Beaton, uno dei più eleganti maestri del clic», ha detto Christopher Bailey, straordinario giovane designer capace di lavorare con inesauribile creatività sull’eredità dello storico marchio rappresentata dal trench. In canvas di seta con le maniche a paralume, trasformato nel magnifico abitino in broccato di seta e metallo, rielaborato nel fulminante cappottino che sembra di tweed e invece è un misto di alluminio e cotone, il trench Burberry è quanto di più nuovo ed elegante si possa immaginare. Sempre corto, tra l’altro, come cortissimi e raffinatissimi sono i modelli di Ferragamo: minicrinoline oppure microtunichette abbinate con spettacolari accessori rielaborati dai cosiddetti masterpiece della casa. Il classico modello Vara con il fiocco piatto e pochi centimetri di tacco, diventa quindi un seducente sandaletto dai tacchi altissimi, solidi e ricoperti da frammenti di specchio «per mostrare le gambe con eleganza» spiegava lo stilista Graheme Beck che prima di disegnare con mano davvero felice le collezioni donna di Ferragamo ha lavorato nell’ufficio stile di Armani. Invece Clare Waight Keller ha fatto parte del magico team di Gucci ai tempi di Tom Ford prima di approdare da Pringle, storico marchio scozzese su cui è in corso un’intelligente operazione di rilancio.

I risultati si sono visti nella deliziosa collezione ispirata al mondo dello sport con i miniabiti scollati come un costume olimpionico e le danzanti gonnelle da tennis abbinate a un’incredibile giacchina interamente coperta da paillettes in pelle. Il tutto con altissimi sandali di vernice. E la voglia di misurare il mondo a gambe libere.

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