È donna la voce italiana dei potenti

Si è emozionata nel doppiare il Papa, è sempre in sintonia con Blair e quando un politico racconta barzellette «spengo il microfono e chiedo all’uditorio: per favore, ridete...»

Ha lavorato al G-8, al Consiglio d’Europa, nei network tv internazionali. Daniela Ascoli è triestina, ma vive a Londra da 12 anni, fa parte dell’Aiic, l’unica associazione internazionale di interpreti di conferenza del mondo, 2.600 professionisti in ottanta Paesi. Ed è la voce italiana dei potenti del mondo. Che lei ci racconta così.
Come nasce la passione per le lingue?
«È innata. Bisogna essere portati».
C'è un segreto per imparare molte lingue?
«Iniziare a parlarle da bambini e vivere all'estero per un po’».
Che lingua le piacerebbe parlare tra quelle che non sa?
«Il russo».
In che lingua pensa di solito?
«In italiano, anche se vivo all'estero da 15 anni».
La lingua più difficile del mondo?
«Tra quelle europee il finlandese e l'ungherese sono difficilissime».
La lingua più bella da parlare?
«Quelle che conosco sono tutte belle».
Quante lingue si parlano nel mondo?
«Esattamente quante non lo so, ma sono tantissime. Basti pensare che solo nel quartiere londinese di Newham si parlano 137 lingue diverse».
Che lingua parlerà il mondo nel futuro?
«L'inglese si sta sostituendo sempre di più a molte lingue, compreso l'italiano».
L’arabo no?
«Più il mandarino. Presto sarà popolarissimo»
Il personaggio più difficile da tradurre?
«Jack Straw, ministro degli Esteri britannico. Parla molto veloce».
Peggio uno che parla veloce o una che parla tecnico?
«Uno che parla veloce».
La frase più bella che ha tradotto...
«Quella di una superstite dell'attentato del 7 luglio di Londra: ringraziò chi le aveva salvato la vita».
...quella più divertente...
«Una di Elizabeth Taylor molto spiritosa. Ma che non si può proprio ripetere...».
...e quella più imbarazzante.
«Qualcuno disse che l'Aids è un ottima soluzione al problema della fame in Africa. E io fui costretta a tradurre.»
L’episodio più divertente che le è capitato?
«Bush al G8 dell’anno scorso. Si è presentato ai colleghi dicendo: stamattina mi sono svegliato di soprassalto perché attaccato da un elicottero militare. Poi ridendo ha aggiunto: e invece era il tosaerba dell’hotel qui fuori...»
E una collega?
«È tedesca, la chiamarono di corsa per tradurre la conferenza stampa degli americani sulla cattura di Saddam Hussein. Il soldato fece l’elenco delle cose trovate nel covo: viveri, armi, un taxi rosso e giallo... tradusse di corsa, poi pensò, no, non è possibile, mi sono sbagliata...»
Che figura...
«Invece no. Nel covo di Saddam avevano trovato proprio un taxi rosso e giallo...»
L’emozione più bella?
«Tradurre l’habemus papam di Benedetto XVI. E stata un’emozione fortissima anche se non sono cattolica».
Vi capita mai di pensare: ma che cavolo dice questo qui?
«Capita a tutti, non solo agli interpreti».
C'è qualcosa che ha preferito non tradurre?
«Noi interpreti dobbiamo essere imparziali e tradurre tutto, anche se a volte non si è d'accordo con quello che dice l'oratore».
Chi parla meglio le lingue tra quelli che ha tradotto?
«Romano Prodi. E Tony Blair.»
Come si esce se capita di fare una gaffe nel tradurre?
«Non si esce, soprattutto quando si traduce in simultanea. Poi si cerca di aggiustare la frase».
Giustizia, economia, esteri: dov'è più difficile tradurre?
«La giustizia è molto difficile da tradurre».
Esistono parole intraducibili?
«Non tanto le parole quanto le barzellette e i giochi di parole».
E lì cosa succede?
«Lo diciamo prima all’uditorio: per piacere, ridete...»
Ha visto il film «L'interprete» con Nicole Kidman?
«Sì»
Dove finisce la realtà e dove comincia la finzione?
«La realtà finisce quando la Kidman ascolta una conversazione che non dovrebbe sentire e la trama del film diventa avventurosa. Però devo dire che era molto brava quando faceva finta di tradurre in simultanea».
Più difficile tradurre gli uomini o le donne.
«Le donne».
Qualcuno che vi è venuto incontro nel tradurre?
«Tony Blair è un vero lord».
...e qualcuno di cui ha detto, però che bella voce ha questo...
«Andrea Bocelli».
Guarda sempre la faccia della persona che traduce?
«Sì. È sempre molto importante poter vedere chi parla».
Cosa la lascia senza parole.


«Ci sono molte cose che mi lasciano senza parole, ma noi interpreti dobbiamo sempre trovare le parole anche nelle situazioni più sconcertanti».
A chi le piacerebbe prestare la voce per una volta?
«Nelson Mandela»
Che frase le piacerebbe essere lei a tradurre un giorno?
«Le guerre e la sofferenza nel mondo sono finite. Piacerebbe a tutti».

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