da Nairobi
Una giornata relativamente pacifica ieri in Kenya, e questo è un dato nuovo ed importante. Ma il dialogo non decolla, e le aperture verso un governo di coalizione da parte del presidente eletto Mwai Kibaki di cui, dopo averlo incontrato, aveva parlato il premio Nobel per la Pace Desmond Tutu, non trovano riscontro. La richiesta dellopposizione di tornare a votare entro tre mesi è stata respinta dal portavoce presidenziale, che dichiara che ciò avverrebbe solo se la magistratura lo imponesse.
La relativa tranquillità di ieri (lannunciata manifestazione dellopposizione non cè stata, dopo il rinvio di quella di giovedì) può infatti saltare in ogni momento. Ma, ed è quello che più preoccupa - forse cinicamente- lOccidente è uneconomia forte e fiorente, su cui si era molto investito, che sta andando in ginocchio. E tra il rincorrersi di testimonianze orribili di stupri di massa, a base spesso etnica, di donne e bambini, di centinaia di migliaia di persone sfollate senza più nulla, il lavoro della diplomazia, in maniera non ufficiale, ma sostanziale, martella le parti su unevidenza. Kibaki può anche dire di essere il presidente, ma non ha neanche lontanamente la maggioranza. Dunque o dialoga, ma aprendo seriamente, offrendo se non le auspicate dimissioni quantomeno poteri concreti e visibili allopposizione, oppure è destinato comunque al fallimento.
E, in quanto agli stupri di massa, è un fenomeno che ha fatto la comparsa anche in Kenya. Secondo il Daily Telegraph, centinaia di donne e bambini, alcuni di soli cinque anni, sono stati violentati nel corso degli scontri seguiti alle elezioni presidenziali.
Il quotidiano riferisce di notizie, provenienti dagli ospedali di alcune zone del Paese, secondo cui la violenza sessuale è stata perpetrata da gruppi di uomini ai danni di donne e bambini delletnia avversaria.
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