Donne a riposo a 62 anni Anzianità a 42 anni

Adeguamento dell’età per la pensione di vecchiaia nel privato già nel 2012. Sistema pro rata per tutti

Donne a riposo a 62 anni Anzianità a 42 anni

Roma Senza aumenti per uno o due anni, pro­getti di ritiro da rinviare di altri due o tre e la pro­spettiva di qualche soldo in meno in tasca, ma solo per i pochi che hanno la fortuna di avere an­c­ora una pensione calcolata con il retributi­vo. Il governo Monti non ha né confer­mato né smentito le anticipazioni uscite in questi giorni sulle pen­sioni. Ma sull’impianto delle nuove misure non ci dovrebbe­ro essere dubbi, così come su­gli effetti.

Quelli che saranno approvati lunedì saranno in­terventi strutturali, ma non una riforma, perché le misu­re nel menu sulla scrivania del ministro Elsa Fornero porteranno sicuramente in dote alle casse pubbli­che una bella fetta della correzione chiesta dal­l’Europa, sei o sette mi­liardi, costringeranno un po’ tutti a rifare i conti con il calenda­rio e con il portafogli, ma non raddrizze­ranno le anomalie della previdenza italiana, soprattut­to non risolveran­no il nodo del­l­’equità tra gene­razioni. Nemmeno la riforma Fornero doc, quella che prevede l’estensione del contributivo a tut­ti i lavoratori «pro rata»,nata proprio per supera­re la miopia della Dini, metterà in equilibrio i conti tra giovani e anziani.

IL CONTRIBUTIVO Dal prossimo anno, cambie­rà il calcolo della pensione per chi era stato ri­sparmiato dalla riforma Dini, cioè aveva almeno 18 anni di contributi nel 1995. Non ne sono rima­sti molti e, soprattutto, non avranno penalizza­zioni assimilabili a quelle di chi avrà la pensione completamente contributiva. Gli anni di lavoro con il contributivo gli costeranno un taglio per­centuale dell’assegno di circa un punto. In so­stanza tanto più sarà vicina la pensione e tanto piùaltasaràl’etàmenoperderà.Unsessantenne che vuole andare in pensione nel 2014- secondo calcoli fatti da Alberto Brambilla, presidente di Cts Itinerari previdenziali-perderà l’1,79%della pensione. Un cinquantacinquenne che deve la­vorare altri 10 anni, il 7%. La gran parte dei lavoratori che avevano il retri­butivo quando è stata approvata la riforma Dini sono già in pensione e sarebbe impossibile appli­cargli retroattivamente un calcolo meno vantag­gioso della pensione. È anche vero che nelle boz­ze del piano pensioni non c’è l’unico regalo che il nuovo governo avrebbe potuto fare alle nuove generazioni (e che è stata effettivamente un’ipo­tesi presa in considerazione), cioè un calo dei contributi. Misura che comporta un costo e quin­di improbabile, visto che i risparmi sulla previ­denza serviranno a correggere il deficit.

I LIMITI DI ETÀ Per quanto riguarda le anzianità, i giochi ancora non sono chiusi.L’obiettivo è la­sciare sul campo solo le pensioni di vecchiaia (quelle che si ottengono con un requisito anagra­fico e 20 anni di contributi), ma come arrivarci è ancora da decidere. Probabile la «quota 100» (60 anni di età e 40 di contributi)gia nel 2015.Oppu­re l’uscita flessibile tra 63 e 70 anni, con forti pena­lizzazioni per chi sceglie di uscire prima.

PIÙ ANNI DI CONTRIBUTI Qualche grattacapo serio lo potrebbe avere chi aveva programmato il ritiro con il solo requisito contributivo. Alme­no fino a questo fine settimana, la legge permet­te il ritiro con 40 anni di contributi, a qualunque età. Il governo sta pensando portarlo a 42 anni. Il rinvio è solo apparentemente di due anni, per­ché­già il governo Berlusconi aveva previsto la fi­nestra mobile che ritardava di un anno l’accesso alla pensione. Ma ancora ieri restava in campo un’altra ipotesi, quella di aggiungere comun­que un requisito anagrafico per chi ha 40 anni di contributi.

LO SCALONE DELLE DONNE Anche per le donne è in arrivo un sacrificio immediato. L’innalza­mento del requisito della vecchiaia dovrebbe fa­re uno scatto già dal prossimo anno di due o tre anni. Una sessantenne di oggi dovrà quindi aspettare fino al 2014 per il ritiro. In prospettiva­ma molto presto, probabilmente entro il 2016 ­ci sarà la parità tra uomini e donne nei requisiti per la pensione privata di vecchiaia. È un antici­po di 10 anni rispetto alla tabella di marcia che aveva individuato il governo Berlusconi.

ASSEGNIBLOCCATI Sacrifici immediati sulle­ri­valutazioni delle pensioni, che il governo sareb­be intenzionato a bloccare per uno o due anni. Percepiranno fino al 2013 o solo per il 2012 il me­desimo assegno senza il recupero dell’inflazio­ne. Quindi un mancato aumento della rendita del 2-3% all’anno.

PIÙ CONTRIBUTI Impercettibili, ma inesorabili gli aumenti delle aliquote contributive per gli au­tonomi. L’obiettivo è di aumentare i contributi di commercianti e artigiani di uno o due punti percentuale (attualmente sono intorno al 20%), al ritmo dello 0,2%all’anno.In prospettiva si do­vrebbero trasformare in pensioni più pesanti, ma nell’immediato è un costo in più.

CONTRIBUTI DI SOLIDARIETÀ È una richiesta precisa dei sindacati e Monti potrebbe accoglier­la. Una sfoltita ai privilegi che ancora esistono in moltegestioniprevidenziali, comepostelegrafo­nici, piloti e altre categorie.

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