Roma Senza aumenti per uno o due anni, progetti di ritiro da rinviare di altri due o tre e la prospettiva di qualche soldo in meno in tasca, ma solo per i pochi che hanno la fortuna di avere ancora una pensione calcolata con il retributivo. Il governo Monti non ha né confermato né smentito le anticipazioni uscite in questi giorni sulle pensioni. Ma sull’impianto delle nuove misure non ci dovrebbero essere dubbi, così come sugli effetti.
Quelli che saranno approvati lunedì saranno interventi strutturali, ma non una riforma, perché le misure nel menu sulla scrivania del ministro Elsa Fornero porteranno sicuramente in dote alle casse pubbliche una bella fetta della correzione chiesta dall’Europa, sei o sette miliardi, costringeranno un po’ tutti a rifare i conti con il calendario e con il portafogli, ma non raddrizzeranno le anomalie della previdenza italiana, soprattutto non risolveranno il nodo dell’equità tra generazioni. Nemmeno la riforma Fornero doc, quella che prevede l’estensione del contributivo a tutti i lavoratori «pro rata»,nata proprio per superare la miopia della Dini, metterà in equilibrio i conti tra giovani e anziani.
IL CONTRIBUTIVO Dal prossimo anno, cambierà il calcolo della pensione per chi era stato risparmiato dalla riforma Dini, cioè aveva almeno 18 anni di contributi nel 1995. Non ne sono rimasti molti e, soprattutto, non avranno penalizzazioni assimilabili a quelle di chi avrà la pensione completamente contributiva. Gli anni di lavoro con il contributivo gli costeranno un taglio percentuale dell’assegno di circa un punto. In sostanza tanto più sarà vicina la pensione e tanto piùaltasaràl’etàmenoperderà.Unsessantenne che vuole andare in pensione nel 2014- secondo calcoli fatti da Alberto Brambilla, presidente di Cts Itinerari previdenziali-perderà l’1,79%della pensione. Un cinquantacinquenne che deve lavorare altri 10 anni, il 7%. La gran parte dei lavoratori che avevano il retributivo quando è stata approvata la riforma Dini sono già in pensione e sarebbe impossibile applicargli retroattivamente un calcolo meno vantaggioso della pensione. È anche vero che nelle bozze del piano pensioni non c’è l’unico regalo che il nuovo governo avrebbe potuto fare alle nuove generazioni (e che è stata effettivamente un’ipotesi presa in considerazione), cioè un calo dei contributi. Misura che comporta un costo e quindi improbabile, visto che i risparmi sulla previdenza serviranno a correggere il deficit.
I LIMITI DI ETÀ Per quanto riguarda le anzianità, i giochi ancora non sono chiusi.L’obiettivo è lasciare sul campo solo le pensioni di vecchiaia (quelle che si ottengono con un requisito anagrafico e 20 anni di contributi), ma come arrivarci è ancora da decidere. Probabile la «quota 100» (60 anni di età e 40 di contributi)gia nel 2015.Oppure l’uscita flessibile tra 63 e 70 anni, con forti penalizzazioni per chi sceglie di uscire prima.
PIÙ ANNI DI CONTRIBUTI Qualche grattacapo serio lo potrebbe avere chi aveva programmato il ritiro con il solo requisito contributivo. Almeno fino a questo fine settimana, la legge permette il ritiro con 40 anni di contributi, a qualunque età. Il governo sta pensando portarlo a 42 anni. Il rinvio è solo apparentemente di due anni, perchégià il governo Berlusconi aveva previsto la finestra mobile che ritardava di un anno l’accesso alla pensione. Ma ancora ieri restava in campo un’altra ipotesi, quella di aggiungere comunque un requisito anagrafico per chi ha 40 anni di contributi.
LO SCALONE DELLE DONNE Anche per le donne è in arrivo un sacrificio immediato. L’innalzamento del requisito della vecchiaia dovrebbe fare uno scatto già dal prossimo anno di due o tre anni. Una sessantenne di oggi dovrà quindi aspettare fino al 2014 per il ritiro. In prospettivama molto presto, probabilmente entro il 2016 ci sarà la parità tra uomini e donne nei requisiti per la pensione privata di vecchiaia. È un anticipo di 10 anni rispetto alla tabella di marcia che aveva individuato il governo Berlusconi.
ASSEGNIBLOCCATI Sacrifici immediati sullerivalutazioni delle pensioni, che il governo sarebbe intenzionato a bloccare per uno o due anni. Percepiranno fino al 2013 o solo per il 2012 il medesimo assegno senza il recupero dell’inflazione. Quindi un mancato aumento della rendita del 2-3% all’anno.
PIÙ CONTRIBUTI Impercettibili, ma inesorabili gli aumenti delle aliquote contributive per gli autonomi. L’obiettivo è di aumentare i contributi di commercianti e artigiani di uno o due punti percentuale (attualmente sono intorno al 20%), al ritmo dello 0,2%all’anno.In prospettiva si dovrebbero trasformare in pensioni più pesanti, ma nell’immediato è un costo in più.
CONTRIBUTI DI SOLIDARIETÀ È una richiesta precisa dei sindacati e Monti potrebbe accoglierla. Una sfoltita ai privilegi che ancora esistono in moltegestioniprevidenziali, comepostelegrafonici, piloti e altre categorie.