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Il dono di sei contribuenti su dieci

Già l'anno scorso l'Unione aveva tentato di scippare i finanziamenti. Ma il POlo la costrinse a fare retromarcia

Il dono di sei contribuenti su dieci

Milano - Il 5 per mille è il volto buono degli italiani, di quei quasi 16 milioni di contribuenti (il 60% del totale, ndr) che l’anno scorso hanno «regalato» alla ricerca scientifica, sanitaria e al volontariato 328,9 milioni di euro. Dai 9 euro versati da un singolo contribuente all’associazione non profit Orizzonte ai 7,8 milioni devoluti all’Istituto europeo di Oncologia di Milano, fondato dall’ex ministro della Sanità Umberto Veronesi, passando per i 174mila euro e spiccioli incassati dalla Fondazione Orchestra sinfonica e Coro sinfonico di Milano Giuseppe Verdi, fino ai 28 milioni per l’Associazione italiana per la ricerca sul cancro.

L’Italia che aiuta il sociale con una firma è anche uno spaccato del Paese, non senza sorprese. Dietro l’ospedale fondato da Veronesi, anche il San Raffaele (6.68 milioni), l’Unicef (5,9 milioni) e l’Istituto Gaslini (5,39 milioni) hanno fatto la parte del leone. In mezzo spicca l’associazione Medici Senza frontiere (4,9 milioni), che ha investito gran parte di questi fondi per interventi in Sudan, Congo, Burundi e Angola, ed Emergency (4,5 milioni). Il suo fondatore, Gino Strada, ha ringraziato sul suo sito «le 148mila persone che con questa scelta hanno assicurato assistenza sanitaria specializzata e gratuita a migliaia di persone in Afghanistan, Cambogia, Sudan, Sierra Leone, Sri Lanka, Irak e Italia».

Hanno invece riscosso poco successo Ora et Labora (che incasserà 82 euro) e Zingari Oggi, ferma a 60 euro. È stato proprio il volontariato, coi suoi 192,9 milioni di euro a calamitare la generosità di più di un contribuente su tre (35,7%), mentre la ricerca scientifica (51,17 milioni) e quella sanitaria (46,78 milioni) viaggiano praticamente appaiate. Una grossa fetta, quasi 38 milioni di euro, è finita nelle casse dei Comuni. E anche in questo caso le sorprese non sono mancate. In testa agli incassi degli oltre 8milaComuni spicca ovviamente Roma, che riceverà 1,5 milioni di euro, il doppio dell’importo che incasserà Milano (756mila euro) e più del triplo di Torino (465mila euro).

Genova si è fermata a 304mila euro, il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino, si deve invece accontentare di 173mila euro. Quest’anno, però, le casse comunali resteranno all’asciutto, visto che i commi dal 1234 al 1237 della legge finanziaria approvata lo scorso dicembre hanno escluso i comuni di residenza dei contribuenti dai beneficiari, assieme ad alcune fondazioni «che operano in via esclusiva o prevalente» in alcuni settori. Inoltre, già da quest’anno, lo 0,5% del totale dei fondi è destinato a finanziare l’Agenzia per le Onlus. Il suo «inventore» è l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che da anni si vanta di aver reso «il cittadino “padrone” di una parte dell’imposta», ridando fiato al principio no taxation without representation e rompendo «il monopolio della politica», dando «quote di potere e responsabilità dallo Stato alla società», proprio in risposta a «chi ritiene, in un eccesso di statalismo, che la politica debba rimanere il decisore onnipotente e unico di tutta la spesa pubblica».

Parole che fanno storcere il naso a Tommaso Padoa-Schioppa e al suo braccio destro Vincenzo Visco, che già l’anno scorso avevano allungato le mani sul 5 per mille dell’Irpef. Dopo le pressioni arrivate da centrodestra, associazioni e schegge di Unione, il pericolo è stato scongiurato con un escamotage contabile. Quei 300 milioni di euro circa il governo li ha pescati dai «maggiori incassi ipotizzati, provenienti dall’introduzione di nuovi giochi». Insomma, il 5 per mille non è morto per scommessa. Per ora. felice.

felice.

manti@ilgiornale.it

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