Era atteso un segnale. Bello o brutto che fosse, era atteso il pronunciamento da parte di Ettore Torri, capo della Procura Antidoping del Coni, che per il momento ha deciso di non decidere: ha preso tempo, ha rimandato «il caso» Danilo Di Luca, o meglio, la decisione da prendere sul vincitore dellultimo Giro dItalia, a settembre, quando sul tavolo di Torri sarà arrivata la nuova documentazione, che il capo della Procura si è ripromesso di valutare molto attentamente.
Un fulmine a ciel sereno, che rende meno azzurro il cielo di Danilo Di Luca, che resta lì in attesa, nella speranza di chiudere il più velocemente possibile questa tribolata estate ciclistica. Intanto cerca di concentrarsi su San Sebastian che correrà oggi -, e soprattutto sul Mondiale di Stoccarda, che vorrebbe correre a fine settembre con ambizioni iridate. «Io non so nulla, sono semplicemente in attesa di sapere e spero di conoscere la mia posizione quanto prima», dice labruzzese.
Eppure le cose stanno così: ci sono «nuove inchieste giudiziarie» relative a Danilo Di Luca, che allungano i tempi del procedimento sportivo. In una breve nota, l'ufficio guidato da Ettore Torri ha fatto sapere di aver «preso atto» delle nuove inchieste, sottolineando che «si rende indispensabile l'accertamento dei fatti e, se possibile, l'acquisizione degli atti, prima di prendere qualsiasi decisione».
Di Luca è indagato per il suo coinvolgimento nell'inchiesta «Oil for Drug» in merito ai rapporti col medico Carlo Santuccione. La sua posizione era stata archiviata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Pescara lo scorso 12 luglio, ma secondo fonti molto vicine alla Procura di Pescara, il corridore abruzzese sarebbe coinvolto in unaltra inchiesta distinta da «Oil for drug» ed è tuttora aperta presso la procura di competenza, quella di Pescara, appunto.
Ci vuole tempo, pazienza, e questo «deferimento» annunciato e temuto da Di Luca, resta lì, sulla testa del vincitore del Giro. Fino a oggi, in ambienti Coni, si parlava di probabile deferimento, ma la pena sarebbe stata lieve, non più di tre mesi, per un peccato ritenuto in ogni caso veniale: avere frequentato un medico (Carlo Santuccione), squalificato per doping nel periodo della sospensione.
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