da Los Angeles
La stagione dei premi cinematografici hollywoodiani ha preso il via coi Golden Globes, attribuiti dalla Hollywood Foreign Press Association, e spesso considerati chiari indicatori degli Oscar. E se così sarà si prospettano giorni felici per The Queen, Babel, The Departed e Dreamgirls.
Regina della serata è stata Helen Mirren. Il ruolo di sovrana ha portato fortuna all'attrice inglese, che ha vinto il premio come migliore attrice drammatica sia per The Queen di Stephen Frears nel ruolo di Elisabetta II (per il quale aveva già vinto la Coppa Volpi a Venezia), che per la sua interpretazione in Elizabeth I, premiata nella categoria televisiva. Che ha visto trionfare anche Hugh Laurie, come migliore attore drammatico per il popolarissimo Dr. House. Meritato il premio a Forest Whitaker, inquietante e seducente Idi Amin in The Last King of Scotland, e ipercommosso nel suo discorso di ringraziamento poiché è stato preferito a Leonardo DiCaprio, doppia nomination per The Departed e Blood Diamond, Peter O'Toole per Venus e Will Smith per La ricerca della felicità di Gabriele Muccino.
Migliore attrice in una commedia o musical la veterana Meryl Streep, deliziosa in Il diavolo veste Prada, mentre il premio per la migliore attrice non protagonista in questa categoria è andato alla rivelazione di Dreamgirls, Jennifer Hudson, una giovane cantante e attrice che ha dedicato il suo premio a Florence Ballard delle Supremes, il gruppo alla cui carriera il film è ispirato. Sempre per Dreamgirls è stato premiato Eddie Murphy, migliore attore brillante non protagonista.
Sacha Baron Cohen, l'artefice di Borat, il film più delirante e irresistibile degli ultimi anni, vince il Golden Globe come migliore attore comico. E abbandonando finalmente i panni del suo alter ego kazako finora sempre vestito nelle apparizioni pubbliche, ha ringraziato tutti coloro che in America non l'hanno ancora denunciato per la sua corrosiva docufiction. Borat non ha però portato a casa il premio per la migliore commedia, andato a Dreamgirls - l'unico film, assieme a The Queen, premiato in più di una categoria (migliore sceneggiatura oltre che migliore attrice).
La Hfpa ha consacrato miglior film straniero Letters from Iwo Jima, il film in giapponese di Clint Eastwood che mostra la celebre battaglia dalla prospettiva dei soldati gialli e che fa da contrappeso al suo Flags of our Fathers. Entrambi i film gli sono valsi una nomination come miglior regista, ma il premio è andato a Martin Scorsese per The Departed. Chissà che questo Globe non sia di buon auspicio anche per gli Oscar, dove Scorsese è stato sei volte candidato ma mai vincitore. Niente doppietta però per Scorsese, poichè il premio per il miglior dramma è andato a Babel. La statuetta è stata consegnata al regista messicano Alejandro Gonzales Inarritu dal govern-attore Arnold Schwartzenegger, in stampelle per la gamba fratturata sciando, al quale il regista ha scherzosamente detto «Governatore, giuro che ho le carte in regola» (l'immigrazione illegale è uno dei temi di Babel, nonchè uno dei tasti più scottanti della politica californiana).
Alexandre Desplat ha vinto il Globe per la colonna sonora di The Painted Veil, una categoria in cui era candidato anche l'unico rappresentante italiano, Carlo Siliotto, compositore di Nomad. Mentre il premio alla carriera è stato attribuito all'attore e regista Warren Beatty.
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