Nemmeno il tempo di lasciar cantare il gallo, che Gheddafi è già stato rinnegato. E non solo per le bibliche tre volte, ma per un centinaio. La sinistra italiana veste i panni di San Pietro e scarica il Colonnello dopo averlo corteggiato e trattato da partner economico. Già, perché la realpolitik di Berlusconi, fatta di accordi e cautela, ora diventa una vergogna, mentre quando era il faro dei governi Prodi e D’Alema era «leale collaborazione da rafforzare».
In questo giardino di verginelle che non conoscono uomo, figuriamoci Colonnello, occupa un posto d’onore il «fratello» Prodi, che da presidente della Commissione europea riportò Gheddafi nel Vecchio continente dopo vent’anni: si disse che bisognava «rendere merito alla sua lungimiranza» e- quando si diffuse la voce della morte di Muammar- il Professore rassicurò il mondo: «Mi ha chiamato, sta bene ». Dell’«amico» D’Alema, invece, il New York Times scrisse che «proiettava l’Italia sui mercati del Nord Africa». Già, peccato che il baffuto «proiettore» di quegli anni, che passeggiava a braccetto con gli esponenti di Hezbollah, ora taccia, lasciando che siti, giornali e blog demoliscano le «relazioni pericolose » del governo italiano con Tripoli.
Tra i sepolcri imbiancati anche l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che per il suo dialogo col Colonnello fu accusato dai Radicali di permettere «un replay dei Sudeti». Anche in quel caso, nessuna critica dai Ds, che tacquero pure quando l’allora premier Lamberto Dini scelse la linea della «non interferenza» in Libia. Come il «non disturbo» berlusconiano di oggi. Nella curva dei tifosi del pacchiano, crudele ma utile Muammar, anche l’ex ministro forzista Pisanu, il dalemiano Latorre, il democratico Rutelli che esortava a «sanare ogni contenzioso » e l’intramontabile Andreotti, maestro di concretezza e prosa: «Abbiamo una buona intesa», ammise. Mitologico l’ex ministro degli Esteri De Michelis, che si vanta di essere «l’unico a non aver mai incontrato il raìs». Non lo incontrò perché Gheddafi lo vece attendere 48 ore fuori dalla sua tenda senza riceverlo, e ora ne fa una medaglia. La volpe e l’uva. Insomma, tutti dialoganti e con pochi scrupoli. Salvo poi indignarsi ex post, apostati della ragion di Stato convertiti all’anti-berlusconismo.
Perché la verità la dice il fondatore del manifesto , il fan maoista di Gheddafi e del suo «libro verde» Valentino Parlato: «La sinistra aveva avviato i rapporti, poi ci siamo fatti soffiare il Colonnello da Berlusconi - spiega - . Si può essere più scemi?».Scemi non si sa,più ipocriti è difficile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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