La doppietta di Cruz riporta l’Inter in coppa

Nella ripresa Figo colpisce la traversa Nel finale la squadra di Mancini ha rischiato di farsi raggiungere

da Milano
Ci voleva un killer e non poteva essere quel mollaccione di Adriano. Questa era storia per il silenzioso pistolero della compagnia nerazzurra. Ancora Ricardo Cruz, ancora il santa Cruz di questa Inter che, quando non sa a quale patrono affidarsi, ripesca dalla panchina il goleador pronto uso. Due reti per restituire l’Inter alla Champions, rimetterla in corsa e consegnare la prima vittoria e i primi gol di questa stagione europea. Partita subito facile, poi complicata nel finale secondo abitudini nerazzurre. L’Inter ha finito in undici ed anche questa è una notizia. Poteva segnare di più, ma forse non è il Bayern che ha rifilato quattro reti ai russi e ieri sera ha fatto un piacere ai nerazzurri stendendo lo Sporting. L’Europa è ancora lì, a portata di mano. L’Inter si deve dare un’altra lucidatina.
San Siro ieri sera era quasi un deserto: poca gente, prezzi alti indicavano gli striscioni di protesta. Ma quelli che hanno pagato si sono presto ripagati del costo del biglietto. Adriano stava in panchina e nessuno l’avrà rimpianto. Recoba era in campo ed ha detto subito: stasera ci sono anch’io. Nove minuti per dire all’Inter: la Champions continua. Squadra tonica, decisa, quadrata nel gioco e nel modo di affrontare la partita. Nulla in comune con la compagnia di belli senz’anima che si è fatta rosolare da Sporting Lisbona e Bayern. Il caso, forse lo stellone, hanno voluto strizzare l’occhio e veder se la gente di Mancini raccoglieva il favore. E così è stato. Neppure un minuto di gioco, Recoba come un falco sul primo pallone che valesse una punizione ed ecco l’incantesimo del suo piede ripescare i dolci ricordi: palla tesa che sbatte su Vieira. Cruz, lì appostato, non ci pensa un attimo e scarica il sinistro in gol. Cosa chiedere di più? Stavolta l’Inter ha incassato e sfruttato. Lo Spartak ha faticato ad assestarsi: un po’ lento in difesa, tignoso a centrocampo, poco sostanzioso in attacco dove l’Inter l’ha aiutato più di quanto si siano aiutati i suoi attaccanti. Più invitante il gioco nerazzurro: non brillante, ma credibile. Tanto da proporre la seconda occasione dopo 8 minuti: fuochi d’artificio con Maicon e Stankovic, il portiere sbaglia, Recoba lucida di nuovo il piede per il cross che la testolona di Cruz va ad incrociare.
Gol, partita, incontro. Quasi. Con l’Inter non c’è mai da star tranquilli. La squadra ha cercato di gestire risultato e match. Recoba ha cominciato il suo dentro-fuori dalla partita fin quando Mancini non l’ha sostituito: le forze cominciavano a mancare e l’Inter ad ansimare in mezzo al campo.
Lo Spartak ha iniziato a farsi pericoloso sul finire del primo tempo, la difesa nerazzurra ha mostrato scricchiolii inquietanti. Il centrocampo ha ritrovato la forza di Vieira, ma ha chiesto a Figo la solita parte non sua. Il portoghese gioca da leader, non sempre da regista. Ieri gli ha detto male all’inizio della ripresa quando ha scaraventato un tiro sulla traversa che poteva metter lo Spartak a nanna. Poco più tardi Mancini lo ha sostituito per lasciar posto ad Adriano e l’idea non è stata gradita dall’interessato. Nel frattempo lo Spartak aveva segnato il gol del 2-1 che ha rimesso l’Inter e la partita in fibrillazione: difesa presa d’incontro, Materazzi che si sposta dal centro, Boyarintsev che infila la palla in mezzo all’area dove Pavlyuchenko, punta solitaria e poco servita, anticipa tutti sfruttando l’errore di Maicon che non segue il fuorigioco. A quel punto l’Inter ha cominciato a toccare i suoi amuleti.

Il centrocampo ha perso brillantezza e un po’ di forza atletica e lo Spartak, come un mastino pronto ad addentare l’osso, ha provato a raddrizzare il risultato, più della partita: non ce l’ha fatta per un niente quando Boyarintsev ha sparato il pallone della vita addosso a Julio Cesar. Buon per l’Inter e per il portiere brasiliano che s’è rifatto la credibilità.

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