Tony Damascelli
nostro inviato a Torino
La Juventus strappa la vittoria della promozione piegando il Bayern migliore ma anche rinunciatario. Meglio sarebbe non raccontare come, meglio dire che ha vinto e basta, grazie a David Trezeguet che con due gol cancella le paure del pari di Deisler, su errore di Abbiati, e di una brutta prestazione bianconera. Alla Juventus basta ora un punto per essere qualificata ma le serve ritrovare gioco e gambe, smarriti.
Tre partite alla settimana sono molte, in alcuni casi troppe. Se poi si gioca anche un cattivo football allora diventano pericolose. Questo ha fatto capire il primo tempo della Juventus, lentissima e disordinata, inesistente in fase offensiva, impaurita in difesa, senza idee in mezzo al campo. Capello aveva ribadito, dopo le tre sberle di San Siro, di esere sicuro di avere tra le mani una grandissima squadra. Le sue certezze sembrano, in questo momento, un training autogeno nel tentativo di venir via dai timori e dai tremori che suggeriscono la visione della Juventus. Capello ha voluto cambiare anche le abitudini tattiche, schierando una difesa a tre formata da Kovac, Thuram e Cannavaro davanti al recuperato Abbiati che si è presentato salvando in corner una deviazione di testa di Pizarro su punizione di Deisler. Lo schema si è ripetuto qualche minuto dopo con gli stessi protagonisti e con la conclusione alta sulla porta mentre i bianconeri erano presi dal panico e soprattutto non avevano sfruttato la possibilità di mettere in off side i tedeschi.
La squadra di Magath ha giocato sicuramente meglio la prima parte della gara, ordinata ed essenziale, Kahn ha dovuto mettere i pugni soltanto su una conclusione dalla distanza di Trezeguet, servito in corsa da Ibrahimovic, quindi ha osservato il caos juventino. Sconcertante in tal senso la prestazione di Vieira, imballato dalla pubalgia ma anche cocciuto a tenere il pallone quando lavversario incomincia a ronzargli attorno: sabato era stato Gattuso ieri sera Demichelis.
Senza la luce, le idee e la geometria dei centrocampisti, la Juventus ha sperato di trovare ispirazione nei piedi di Del Piero, pendolino alle spalle delle due punte. Si è dato da fare, il capitano, ha perso qualche pallone in zona rischiosa, ha cercato di onorare la fiducia riservatagli da Capello che ha rinunciato a due esterni titolari, Camoranesi e Nedved, individuati come i colpevoli della batosta di San Siro. Le scelte di Capello sono cadute di nuovo su Chiellini le cui condizioni sono a dir poco bizzarre, se cè la corsa non cè la coordinazione, se cè la voglia non cè mai la lucidità. Vale lo stesso discorso per la fascia destra, quella occupata da Zambrotta, sempre più ubriaco di corse. Totale: quarantacinque minuti pietosi, senza gol e con quattro ammoniti, due per parte, Kovac, Ibrahimovic, Schweinsteiger e Ze Roberto.
Che Capello non fosse in grande serata si è capito nella ripresa quando non ha ripresentato Del Piero, meno colpevole dei suoi sodali, inserendo Nedved, e richiamando Kovac per Camoranesi. La confusione già regnava sovrana e il film non è cambiato di trama. Il momentaneo vantaggio di Trezeguet (17) è stato cancellato dal pareggio di Deisler (21) su gaffe di Abbiati.
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