Massimo Malpica
Da una prima lettura dei verbali d«interrogatorio» del pm Luigi De Magistris era emerso un interesse specifico per la nota inchiesta su affari, politica e massoneria - denominata «Why Not» - da parte degli ispettori di via Arenula, sulla carta scesi tra Potenza e Catanzaro per indagare su ben altro. E ciò nonostante il Guardasigilli si fosse affrettato a smentire tale «interessamento» per un procedimento che vedeva Romano Prodi indagato e lui stesso intercettato. Le ulteriori dichiarazioni del pm catanzarese sui veleni alla procura di Catanzaro lasciano spazio, oggi, a ben altre, gravissime storie.
Il pm calabrese pedinato in Procura
Sono quelle relative ai colpi bassi nellindagine «Toghe lucane» laddove de Magistris, titolare dellinchiesta, nega di essere lautore della costante fuga di notizie in danno di giudici e politici indagati, e confessa di esser stato addirittura pedinato fin dentro il palazzo di giustizia potentino. «Voglio precisare che si stanno verificando ai margini delle indagini che sto svolgendo in Basilicata una serie di fatti anomali. Sono stato destinatario di una sorta di controllo dei miei spostamenti allinterno degli uffici giudiziari di Potenza, parrebbe su disposizione della dottoressa Felicia Genovese allora, credo, procuratore». E ancora. «A uno dei miei più stretti collaboratori, un maresciallo della Guardia di finanza di Catanzaro, è stato sottratto il computer portatile che si trovava allinterno dellautovettura militare». Come se non bastasse, «a oggi, 9 giugno 2007, dopo averlo segnalato ai vertici del mio ufficio, non riusciamo ancora a rinvenire, nonostante le ricerche effettuate dalla mia segreteria, il fascicolo delle intercettazioni relativo al procedimento toghe lucane».
Woodcock intercetta il pm «amico»
Sulla bontà della sua indagine, de Magistris fa continuamente riferimento a quanto dichiarato da alcuni magistrati della procura di Potenza (i gip Iannuzzi e Pavese, i pm Woodcock e Montemurro) relativamente a presunte ingerenze operate da altri magistrati (dal procuratore generale Tufano al pm Genovese) finiti nellinchiesta del pm calabrese. E proprio uno di questi, Tufano, rilascia al Csm dichiarazioni sconvolgenti sullo stato della giustizia a Potenza. I pm Montemurro e Woodcock vengono bollati come «patiti delle intercettazioni», specie il secondo che «ha fatto fare in tre anni 129 anni di intercettazioni per quasi 13 miliardi di lire».
Nellaudizione a palazzo dei Marescialli del 19 marzo scorso, riportata nella relazione ispettiva, il pg se la prende anche con il procuratore capo Galante. «Di questa guerra che cè in Procura, dellaria irrespirabile di quellUfficio - mette a verbale Tufano - la prima causa, il primo ed esclusivo colpevole è linadeguatezza del procuratore Galante». Quanto ai due sostituti dassalto «sono piuttosto disinvolti, tra virgolette, in materia di cultura della giurisdizione, in materia di rispetto delle regole e della deontologia e in materia, soprattutto, di rispetto della libertà e della privacy dei cittadini».
Indagato il generale dei carabinieri
Il jaccuse di Tufano si fa esplicito: «Non ho paura di dire che si tratta di due persone che vanno in cerca di visibilità: uno si accontenta del livello solo regionale ed è il sostituto Montemurro; un altro che spazia di più, voi sapete meglio di me che si tratta del sostituto Woodcock». Tufano snocciola lelenco dei «loro eclatanti flop». La lista comincia con linchiesta «Iena 2»: su 51 arrestati «43 sono usciti tutti fuori ma per mancanza di indizi»; domiciliari al generale del Sisde, Orlando, la cui posizione viene poi archiviata. E di più: «Il generale Bellini, (ex) comandante dellArma, iscritto per una cosa che ha del romanzesco»; assolto poi il generale Blangiardo con il pm dudienza che gli fa scuse pubbliche; Woodcock ha intercettato perfino i carabinieri e un ufficiale dello Stato Maggiore mentre questi, insieme alla Procura generale indagavano su di lui.
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