Dossier La Chiesa tedesca sempre più nel mirino: nuove accuse a Ratisbona e Monaco

I due dossier più scottanti dello scandalo dei preti pedofili in Germania si sono arricchiti di due nuovi elementi alimentando così la bufera che alza la polvere degli archivi dell’arcivescovado di Monaco di Baviera e scuote il nido dei «passerotti del duomo», come vengono chiamate le voci bianche del coro di Ratisbona. Il dramma emerso in questi giorni è quello di un ragazzino di 11 anni che, da componente del coro diretto per 30 anni dal fratello maggiore del papa, Georg Ratzinger, subì abusi sessuali da parte di uno studente di teologia poi diventato sacerdote. Il prete, indicato solo come «Sturmius W.», è reo confesso, si è appena dimesso dall’incarico ed è stato denunciato alla magistratura. Il caso ha rilevanza perché risale al 1971, nella prima delle tre decadi (dal 1964 al 1994) durante le quali Georg Ratzinger fu direttore del coro di bambini. Finora l’ultimo caso accertato risaliva al 1958, prima della sua direzione. La vittima del caso di pedofilia appena venuto alla luce ha 50 anni e ha raccontato di essere stato abusato sessualmente «per mesi» da Sturmius W. Dall’America il New York Times ha dato risonanza mondiale alla denuncia che l’Arcidiocesi di Monaco, guidata dal futuro Papa Benedetto XVI tra il marzo del 1977 e il febbraio del 1982, avrebbe ignorato ripetuti avvertimenti, scritti e verbali, lanciati proprio nei primi anni Ottanta da uno psichiatra che aveva in cura un prete accusato di aver abusato sessualmente di alcuni minori.

Il medico, Werner Huth, in un’intervista sostiene di aver consigliato invano di impedire che quel sacerdote, Peter Hullermann, continuasse ad avere contatti con i bambini dei quali poi finì per abusare. La testimonianza aggrava la «piena responsabilità» che si è assunta pubblicamente l’allora vicario generale di Ratzinger a Monaco di Baviera.

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