Dottore, mi curi: sono malato di letteratura

Oggi è la festa del libro e io confesso un vizio assurdo o una malattia. Compro libri che ho già letto. Non per risparmiare la fatica di leggerli o per non farmi trovare impreparato, ma per­ché compro in stato di ebbrezza

Dottore, mi curi: sono malato di letteratura

Oggi è la festa del libro e io confesso un vizio assurdo o una malattia. Compro libri che ho già letto. Non per risparmiare la fatica di leggerli o per non farmi trovare impreparato, ma per­ché compro in stato di ebbrezza. A volte me ne accorgo subito dopo, appena esco dalla libreria; è come un lampo e una frustata, mi riappare il déjà vu, ho la veggenza del suo sosia nella mia biblio­teca, e soffro. A volte è peggio, lo leggo, lo sottolineo e poi quando lo colloco in libreria tra i libri dello stesso tema o au­tore, ritrovo il gemello omozigote. Sta lì, ozioso e strafottente, in copia confor­me. Non solo, ma sfogliandolo noto che ho letto e sottolineato pure lui. Allora pa­ragono amaramente le chiose: la cosa più grave è che spesso coincidono. So­no dunque un lettore coerente ma reci­divo.

Temo l'Alzheimer da lettore o un germe barbaro che resetta tutto nella te­sta bacata e mi costringe al ruolo di letto­re arteriosclerotico. Ma soffro anche per altre ragioni. A parte il dolore per una spesa vana, acuito dall'orgoglio di non volerlo riportare indietro, ammet­tendo così di essere smemorato e accat­tone, soffro la replica libraria per tre ra­gioni: la più tenue, perché ho rubato tempo e mente a un'altra lettura, ho commesso ingiustizia verso altri libri. Poi un dolore mediano, se l'avevo di­menticato vuol dire che sono un lettore infruttuoso e mi resta poco o niente di quel che leggo. Ma la sofferenza più ter­ribile è riflessa, è il dolor d’autore:imma­gino con sgomento che accada la stessa cosa ai miei lettori, l'oblio totale o la di­menticanza di aver letto quel libro che a me sembrava essenziale alla cultura e all'umanità nei secoli a venire.

Che dolo­re. Allora tutto svanisce, il piacere di leg­gere, di scrivere e la voglia di durare, cioè di resistere alla morte, la ricerca acuta di entrare nella vita e nell'anima delle persone, perfino il senso della vita e il suo destino.

Tutto perché entrai in quel maledetto luogo, la libreria, peggio se di libri vecchi e mi ubriacai a ripetizio­ne. Devo curarmi in una bruti-farm che mi sradichi il vizio di leggere. Altro che festa del libro, beati gli ignoranti perché di loro sarà il regno dei cieli.

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