Marisa de Moliner
da Milano
La diagnosi su Google non piace ai medici. Non li convince cercare una risposta ai casi difficili mettendoli in rete su un motore di ricerca generale. E mandare su Internet dati clinici a caso, come una sorta di messaggio in bottiglia nel mare telematico, non convince il professor Fabrizio Tagliavini, direttore dellUnità operativa di neurologia 5 e di neuropatologia dellIstituto neurologico Carlo Besta di Milano. Un neurologo che si occupa sia di laboratorio sia dattività clinica. «La diagnosi su Google mi sembra un nonsense. E tanto più non mi convince visto laltissimo margine derrore. Solo quindici casi esatti su ventisei costituiscono un risultato deludente e intollerabile. Una tale possibilità di sbagliare ci porterebbe poi a un alto numero di denunce».
«Undici errori su ventisei - aggiunge Tagliavini - sono davvero troppi». Allora Internet va bocciato? Non può essere daiuto ai camici bianchi. «Il web può essere utile, per consulti on line eccome - risponde il direttore dellUnità operativa di neurologia 5 e neuropatologia del Besta - soprattutto per quelle patologie complesse e difficili che richiedono lausilio di colleghi super esperti, ma solo se si utilizzano gli strumenti adatti. Questi esistono e sono di due tipi: archivi che forniscono tutta la letteratura esistente e network che forniscono veri e propri consulti. Al primo tipo appartiene, per esempio, Pubmed, la biblioteca telematica, che sostituisce quelle reali, consultabile sul sito del National Center for Biotechnology Information per cercare casi simili presenti in letteratura». Qual è, invece, il secondo tipo di strumento utile per i consulti sul web? «È quello che permette in tempi rapidi di verificare la diagnosi con altri colleghi. È il caso del Progetto di telepatologia Teseo, un network che riunisce in rete gli istituti italiani doncologia. Lo coordina il professor Antonino Carbone, direttore dellAnatomia patologica dellIstituto Nazionale dei Tumori di Milano». Un mezzo esclusivo, quindi, per gli addetti ai lavori? «Certo, assolutamente non consultabile da chiunque. Il contrario di quanto accade su Google, unopportunità, questultima, che non mi sembra costituisca una buona idea. Può, infatti, allarmare ulteriormente i pazienti che non hanno il bagaglio di conoscenze di un medico. Nel mandare su un motore di ricerca così generale, aperto a chiunque, notizie sui casi clinici si può correre il rischio di violare la privacy. Pericoli in cui non ci simbatte, invece, utilizzando gli strumenti on line riservati agli addetti ai lavori, ad accesso ristretto».
Si tratta di mezzi sicuri? «Sì, come nel caso del Progetto Teseo, noi al Besta lo utilizziamo. Il margine derrore è molto basso, altro che gli undici casi su ventisei riportati dai ricercatori australiani del Princess Alexandra.
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