Nessuno più di noi, fedeli ai principi di ordine e gerarchia, e sostenitori persino di un sano - per quanto stemperato - classismo, può capire la gravità di quello che è accaduto al Circolo Canottieri Roma, là dove Tevere e generone s'inciuciano: borghesia facoltosa, cravatte Battistoni, il bridge, il Tennis Club... Che poi, fanno pure quelli di sinistra.
Insomma è successo quello che non doveva succedere: in un luogo in cui tutti sono amici di tutti perché nessuno si deve sentire qualcuno, una addetta alle pulizie si è rivolta a una socia del club con il «tu», quando come da regolamento - avrebbe dovuto essere un rigidissimo «Lei». E il Circolo l'ha licenziata. Sinceramente non ci sentiamo di contestare la decisione, tanto più oggi, in tempi in cui i pronomi sono importanti. Lei, lui, noi, l'identità, il gender... A proposito. Ma adesso da che parte staranno le femministe? Con l'inserviente o con la manager, visto che sono entrambe donna?
Comunque. I sindacati, l'opinione pubblica, i social sono subito insorti: contro la casta, la discriminazione, lo sfruttamento... Ci permettiamo di dissentire. In una città in cui tutti sono dottori e tutti ti danno del tu «Aoooh», «Anvedi!», «Ma che te frega?» - grazie a dio c'è ancora qualcuno che pretende il «Lei».
Che poi, i soci del circolo tra i quali, ultimamente, accanto a Giuseppe Conte e Walter Veltroni, si annovera anche il sindaco Gualtieri a questo punto potrebbero anche passare al «Voi».
Quando c'era Lui, cara Lei...