da Roma
Il ministro Tommaso Padoa-Schioppa incassa l’autorizzazione dell’Ecofin a utilizzare 2,5 miliardi di «tesoretto» (anziché dirottarli a riduzione del deficit): «In caso contrario avremmo rischiato l’anoressia fiscale», spiega il ministro. Ma non potrà mantenere fede all’impegno di non fare una manovra correttiva per il 2008 agganciata alla Finanziaria. L’indicazione arriva tra le righe della conferenza stampa che chiude l’Ecofin informale di Berlino del ministro dell’Economia con il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. E dalle prese di posizioni sia del presidente di turno dell’Ecofin, il tedesco Peer Steinbrueck, sia del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquín Almunia.
Dice il ministro: questo governo sta rispettando gli impegni assunti dal governo precedente con la Commissione europea. Vale a dire, ridurre il deficit di mezzo punto all’anno. Quest’anno, e il prossimo, si verificherà un gettito aggiuntivo di 10 miliardi. Di questi, 7,5 miliardi (lo 0,5% del Pil) sarà usato per la correzione del deficit; e 2,5 miliardi rappresenteranno il «tesoretto». Quindi la Finanziaria del 2008 non conterrà una manovra correttiva.
Invece la dovrà contenere, afferma - tra le righe - Mario Draghi. L’obbiettivo - osserva il governatore della Banca d’Italia - è «diminuire la spesa corrente per poi procedere a una diminuzione del carico fiscale». E dovrà essere questo - sottolinea - «l’orientamento dei prossimi due anni, più che pensare a come utilizzare le risorse». E solo una Finanziaria può contenere un taglio alla spesa corrente per allentare il carico fiscale. Ma c’è anche un altro elemento europeo che spinge in direzione opposta alle strategie del ministro dell’Economia. Il collega delle Finanze tedesco, e presidente di turno dell’Ecofin, sostiene a chiare lettere che «tutti i Paesi membri si sono impegnati ad arrivare al pareggio di bilancio entro il 2010». E Steinbrueck aggiunge: «Questa responsabilità a rispettare il Patto è molto importante per il governo tedesco». Palazzo Chigi, però, conta di raggiungere l’azzeramento del deficit non nel 2010; bensì - come ricorda Padoa-Schioppa che cita il Dpef - nel 2011. Per queste ragioni «ho chiesto e ottenuto - spiega il ministro - che ci fosse una formulazione che mantenga il 2010 quale data per il pareggio di bilancio, ma in forma di auspicio e raccomandazione». Steinbrueck, in realtà, non la considera una raccomandazione. Con la conseguenza che se l’Italia dovrà azzerare il deficit un anno prima del previsto, dovrà rafforzare le manovre correttive. Ed è per queste ragioni che, leggermente, divergono le analisi di Padoa-Schioppa e Draghi sulla crescita.
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