da Roma
I progressi nella riduzione del deficit pubblico sono «modesti» e gli interventi necessari per raggiungere il pareggio di bilancio «sono stati rinviati al triennio 2009-2011».
A una settimana dallaudizione di Mario Draghi al Senato - che aveva provocato la reazione piccata del ministro Padoa-Schioppa - la Banca dItalia rinnova nel «Bollettino economico» rilievi e perplessità sullazione di politica economica del governo. In particolare, conferma che il miglioramento della finanza pubblica è stato raggiunto «per effetto del forte aumento del gettito fiscale». Nel 2007 la pressione fiscale supererà di due punti percentuali quella del 2005; nel 2008 non diminuirà, ma resterà stabile su un livello «elevato» nel confronto internazionale. Nei primi nove mesi di questanno le entrate fiscali sono aumentate del 6,4%, raggiungendo i 273,61 miliardi di euro: 16 miliardi e mezzo in più del corrispondente periodo 2006. In particolare, il gettito dellIres (limposta sui redditi delle società) è cresciuto del 35%. «Le entrate inattese del 2007 sono state utilizzate in gran parte, per finanziare aumenti di spese; scelte analoghe caratterizzano la manovra 2008», osserva Bankitalia. E così, rilevano gli economisti di Draghi, nel biennio 2007-2008 la spesa pubblica rimarrà costante «sui valori massimi degli ultimi decenni».
Se il problema della finanza pubblica è la spesa, quello delleconomia è una crescita insufficiente. Bankitalia rileva che durante il trimestre estivo si sono visti segnali di «contenuta ripresa» dopo il ristagno primaverile. Tuttavia la crescita del Pil resterà questanno sotto il 2%, e non supererà l1,3-1,5% nel 2008. Fino allestate sono stati i consumi delle famiglie a trainare leconomia, ma da allora «si moltiplicano i segnali di rallentamento». I soli acquisti di automobili, grazie agli incentivi statali, hanno retto raggiungendo i due quinti dei consumi totali; ma, con la fine dei benefici, incominciano a rallentare. E frenano i consumi di prodotti alimentari, «in flessione da un anno». Le famiglie italiane sono preoccupate per laumento dei tassi dinteresse sui mutui casa e per il credito al consumo. Una tendenza che, secondo le associazioni dei consumatori, «dipende dallerosione dei redditi del ceto medio e dalla forte pressione fiscale, oltre che dallaumento dei tassi».
Prudenti le famiglie, ma le imprese non sono da meno.
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