La messa in atto delle strategie di uscita dalla crisi è ancora prematura, ma già fin dora si può cominciare a riflettere su quale percorso adottare per riportare in condizioni di normalità il sistema economico. Su uno dei temi centrali del recente G8 di Lecce, interviene anche il governatore della Banca dItalia, Mario Draghi, in qualità di presidente del Financial stability forum.
Le posizioni di Draghi, ieri a Berlino per il «Wirtschaftstag 2009», non si discostano nella sostanza da quelle degli otto Paesi più industrializzati, che alla fine del summit salentino hanno affidato al Fondo monetario internazionale il compito di trovare la giusta ricetta per la exit strategy. Semmai, si pongono in contrasto con quelle espresse dallala dura della Bce capeggiata dal tedesco Axel Weber, favorevole nel breve periodo a un inasprimento dei tassi e a un ritiro della liquidità extra iniettata nei mercati.
«Anche se i tempi non sono ancora maturi per limmediata attuazione di tali strategie di uscita - afferma Draghi - lo sono per cominciare a progettarle e per riflettere sulle condizioni necessarie alla loro attuazione». Per il governatore, tuttavia, la strada da intraprendere è chiara. Finora, lo tsunami economico-finanziario è stato affrontato con «una risposta strutturale e regolamentare» che ha mirato «a ricostruire un sistema finanziario più robusto e meno soggetto al rischio sistemico». Un sistema meno intossicato dalle «gravi carenze di regolamentazione», come per esempio «gli incentivi forniti dai requisiti di capitale e dagli standard contabili per lattività di cartolarizzazione fuori bilancio». Al primo puntello, è stato aggiunto un secondo pilastro, «costituito dalle varie politiche, a livello macro e micro, che i governi nazionali hanno intrapreso per far fronte alle diverse emergenze». Tra queste, vanno messe le politiche espansive di bilancio che hanno determinato squilibri nel rapporto deficit-Pil, come ricordato nei giorni scorsi dalla stessa Bce con il richiamo ai Paesi della euro zona allordine contabile. Ma tra le misure di emergenza, devono anche essere comprese quelle a sostegno delle banche in difficoltà.
Una strategia di uscita dalla crisi non può dunque partire, dice Draghi, che dalla rimozione delle politiche di bilancio eccessivamente espansionistiche, così da poter gestire la riduzione del debito pubblico, e dallabbandono dellattuale orientamento delle politiche monetarie «per mantenere lancoraggio delle aspettative di inflazione». Due mosse «essenziali, sia per la stabilità dei prezzi, sia per la stabilità finanziaria».
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