Draghi promuove le «sue» banche

RomaDisoccupazione in calo, soprattutto nelle grandi industrie dove stanno rientrando i cassintegrati. In aprile, secondo l’Istat, il tasso si è attestato all’8,1%, due punti decimali in meno rispetto a marzo. Inversione di tendenza ancora più marcata rispetto all’anno precedente: lo 0,6 per cento in meno. È il livello più basso dall’agosto del 2009 ed è anche una conferma della posizione italiana nella parte alta della classifica del lavoro europeo. La disoccupazione di Eurolandia si è confermata al 9,9 per cento e il differenziale con l’Italia è aumentato, a nostro vantaggio (meno 1,8 rispetto agli altri Paesi dell’area euro).
Allo stesso tempo è aumentato il tasso di inattività; sono diminuite, cioè, le persone che cercano lavoro rispetto al mese precedente. È la conferma di un’anomalia italiana, il basso tasso di occupazione, che non offusca del tutto il segnale di uscita dalla crisi. Si tratta, ha spiegato il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, di «un saldo sostanzialmente stabile anche se rimane leggermente in crescita l’occupazione e leggermente in calo la disoccupazione. Della ripresa beneficiano per ora prevalentemente i cassintegrati richiamati all’attività lavorativa».
Ancora altissimo il tasso di disoccupazione giovanile: 28,5%. E su questo, ha aggiunto il ministro, «ha ragione Draghi a ritenere che si debbano alzare i livelli di apprendimento, che ovviamente non coincidono con una qualsiasi laurea, e che si debba superare il dualismo che caratterizza il nostro mercato del lavoro». Obiettivo che il governo intende raggiungere con lo Statuto dei lavori.
Sempre dall’Istat, sono arrivate le previsioni sull’inflazione di maggio. La stima provvisoria conferma il dato di aprile al 2,6%, che è il massimo dal marzo del 2008. La novità è un’impennata nel prezzo degli alimentari. Rispetto ad aprile sono aumentati dello 0,7 per cento mentre l’accelerazione rispetto all’anno scorso è addirittura del 2,9% (il mese precedente era al 2,2%). Si tratta del livello più alto dal maggio del 2009.


Per le associazioni di Commercianti e artigiani è solo colpa delle materie prime. «Le imprese agricole - questa l’analisi della Cia - non traggono nessun vantaggio dall’aumento, anzi risentono del caro-energia che aumenta i costi di produzione».

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