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Draghi: servono risposte rapide al forte rincaro degli alimentari

Le prospettive economiche stanno migliorando, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo che stanno contribuendo alla ripresa globale. Ma il boom dei prezzi alimentari rappresenta un rischio per milioni di persone nel mondo. La settimana di incontri primaverili al Fondo monetario internazionale e alla Banca mondiale si conclude nel segno dell’incertezza. I segnali di miglioramento economico si stanno consolidando, e tuttavia gli squilibri restano: insomma, non è ancora giunto il momento di abbassare la guardia.
In particolare, il governatore di Bankitalia Mario Draghi sottolinea, nel suo intervento al «Comitato per lo sviluppo» della Banca mondiale, la necessità di «risposte rapide» di fronte all’aumento dei prezzi alimentari: «Sono in crescita sin dalla seconda metà del 2010 - osserva Draghi - e si stanno ormai avvicinando ai picchi raggiunti all’inizio del 2008». Alcune stime della Banca mondiale suggeriscono che negli ultimi mesi circa 44 milioni di persone nel mondo sono finite in povertà a causa dell’aumento dei prezzi degli alimentari.
Se è vero che «oggi possiamo guardare ai prossimi mesi e anni con più fiducia di sei mesi fa - rileva ancora il governatore di Bankitalia - , le lezioni delle crisi precedenti suggeriscono cautela: il boom dei prezzi delle materie prime sono spesso finiti in lacrime». Troppi ancora sono gli squilibri nel mondo, e i Paesi più poveri sono rimasti drammaticamente indietro.

Gli obiettivi di riduzione della povertà, su cui si stanno comunque facendo progressi, sono ora minacciati dall’inflazione sempre più aggressiva che, osserva la Banca mondiale, «rischia di mettere a repentaglio gli obiettivi di riduzione della povertà». Nel 2015 le persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno dovrebbero calare a 833 milioni, rispetto al miliardo del 2005 e al miliardo e 800 milioni del 1990.

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