Stefano Vladovich
Aziende «fantasma», attività produttive cedute a prezzi maggiorati e trasformate in vendite al dettaglio, mancati nulla osta sanitari, assenza di certificazioni antincendio e persino laboratori alimentari non autorizzati. Sei mesi dindagine, quasi 200 violazioni di legge per gli oltre 110 assegnatari dellarea industriale di Dragona, Acilia, lunico polo produttivo su suolo pubblico della capitale. Sconcertanti, insomma, i risultati dellennesima inchiesta avviata dal Servizio ispettivo annonario del Comune di Roma. Per il Campidoglio tutto regolare: nessuna revoca, sanzione o altro. «Paradossalmente - spiegano gli ispettori e i vigili urbani del XIII Gruppo - lamministrazione capitolina, proprietaria dei 120 lotti da 25 anni destinati allo sviluppo del litorale romano, da una parte ordina i controlli, dallaltra non emette alcun provvedimento per i trasgressori».
Una questione lunga un quarto di secolo quella dello sviluppo della zona compresa fra via di Macchia Saponara, viale Enrico Ortolani e viale Charles Lenormant, ad Acilia Sud. Nel 2000 la polemica finisce sul tavolo della magistratura: sottaccusa le procedure per lultima gara dappalto. «In lizza - secondo la commissione Trasparenza del XIII - ditte più volte sanzionate da vigili urbani e ispettori annonari, aree convertite in depositi o magazzini. Presunte irregolarità ovunque, persino nella pubblicazione dello stesso bando: solo su internet». Lassessorato competente, in particolare, avrebbe «dimenticato» ben 5mila aziende romane sfrattate o sotto sfratto dal centro storico per incompatibilità ambientale.
Esempi? Un vecchio mobilificio in Campo Marzio trasferito e costretto al fallimento. O un produttore di porte e finestre di Trastevere costretto, dopo anni di battaglie contro gli ambientalisti, a chiudere bottega e licenziare i 12 dipendenti. Non solo: tra gli assegnatari ci sarebbero imprenditori che non hanno mai edificato sui terreni concessi o che hanno condotto attività irregolari, come risulta dalla prima indagine amministrativa. Inchiesta che accerta persino lesistenza di società «di carta», aziende con zero dipendenti. I ricorsi al Tar bloccano tutto. Per lallora giunta Rutelli, però, è il fallimento dello sviluppo sognato per lintero quadrante sud di Ostia, vale a dire 2000 posti di lavoro sfumati e il mancato decollo dellindotto.
Ma allindomani della delibera contestata, ideata per lanciare definitivamente il gruppo dimprese, viene inaugurato il polo direzionale dellarea industriale. Scopo? Ospitare la sede del consorzio e i servizi per tutti i lavoratori (mensa, sportello bancario, uffici comunali decentrati). Allevento, marzo 2002, partecipano decine di imprenditori e amministratori. «Un passo importante - le dichiarazioni dellepoca della Federlazio, lassociazione regionale delle imprese, e della Cna, la Confederazione nazionale artigianato - nella gestione dellunico insediamento industriale nel territorio metropolitano». Per linsediamento, da ventanni fermo a 38 imprese industriali e 17 artigianali con un totale di 1200 dipendenti, si punta a 120 aziende. Tra il 2000 e il 2001 le industrie fatturano 118 milioni di euro, gli artigiani quasi 24 milioni. Passano tre anni, lo sviluppo «arranca» fra carcasse di edifici incompiuti e lassenza dello stesso Campidoglio. Lultima verifica, durata sei mesi, da settembre è sul tavolo dellassessore alle Politiche del Commercio Franco Cioffarelli. Decine le violazioni accertate. Si passa dalla vendita di prodotti diversi da quelli indicati sulla licenza, allesercizio abusivo di attività commerciale, al pubblico. Alcuni casi singolari: industrie farmaceutiche prive di nulla osta sanitario (articolo 46 del regolamento di igiene) con depositi non autorizzati (articolo 33 di polizia urbana).
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