Il dragone si imbarca sui superyacht Le Ferrari del mare diventano cinesi

Il dragone si imbarca sui superyacht Le Ferrari del mare diventano cinesi

Un altro pezzo del made in Italy se ne va. In Cina. Dove i forzieri sono strapieni di «renminbi» di Stato (o yuan che dir si voglia). Ieri mattina alle 6 ora italiana, i vertici del gruppo di Forlì e i nuovi soci di maggioranza, il colosso manifatturiero Shandong Heavy Industry, hanno firmato l'accordo nella città di Jinan. Shig è una società pubblica che risponde direttamente al governo di Pechino, una sorta di Iri, per capirci. La notizia, data con qualche ora d'anticipo dal Financial Times, ha fatto subito il giro del mondo. Anticipata, tuttavia, pur senza i dettagli, da Il Giornale-Giornale di Bordo di sabato scorso. E così, dopo la moda e l'alimentare, la bandiera cinese sventolerà anche sugli yacht di lusso italiani. Nella complessa operazione, il gruppo Shig ha investito 374 milioni per il 75% del pacchetto azionario dopo aver raggiunto un accordo con i principali creditori. La struttura del capitale sarà rinnovata con un aumento da 100 milioni. In sostanza Shig ha acquistato il debito che Ferretti aveva contratto con grandi banche e fondi di investimento per circa 600 milioni di euro, trasformandolo, in capitale sociale.
Il gruppo Ferretti ha in portafoglio otto tra i marchi più prestigiosi della nautica mondiale. Basti ricordare Crn, Riva, Pershing, Custom Line e altri ancora. Oltre ai numerosi cantieri sparsi tra l'Adriatico al Tirreno.
«È una partnership che porterà a risultati molto soddisfacenti e darà al nostro gruppo una maggiore solidità patrimoniale», è il commento di Norberto Ferretti, presidente-fondatore del gruppo. Ancora da definire il suo nuovo ruolo che, a detta dei soci di maggioranza, «sarà di primissimo piano»: rimarrà il garante dell'italianità che i nuovi proprietari intendono mantenere.
«La Cina - ha detto il presidente di Shin, Tan Xuguang - è uno dei Paesi dove il comparto yacht si sta sviluppando in modo più rapido e ha un grande potenziale. L'intesa aiuterà Ferretti a sfruttare meglio l'industria globale dello yacht, che vale 7 miliardi di euro, e di venire incontro alla crescente domanda cinese di beni di lusso».
Subito dopo, attraverso una nota congiunta, è stato noto che il gruppo Ferretti sarà quotato al listino di Hong Kong entro 3-5 anni.
In una intervista esclusiva concessa sabato scorso al Giornale di Bordo, Lamberto Tavoli, esponente di primo piano del gruppo aveva precisato come «l'azienda, tecnicamente, non fosse in crisi - visto il portafoglio ordini di 530 milioni al 31 dicembre scorso - ma schiacciata dal pesante debito accumulato». Ora, dipendenti (circa 2mila) e sindacati aspettano il piano industriale vero e proprio.
La Ferretti nasce nel 1968, anno in cui i fratelli Alessandro e Norberto Ferretti creano la prima divisione nautica nell'azienda di famiglia, la concessionaria Lancia, Autobianchi, Maserati, Lamborghini a Bologna. E ottengono la rappresentanza di Chris Craft (imbarcazioni americane a motore).

Nasce Ferretti Nautica e già nel 1971 arriva il primo «motor sailer» in legno (ovvero un'imbarcazione dotata sia di vela, sia di motore) lunga 10 metri, che consacrata al successo al Salone di Genova. Ma è nei primi anni Novanta che Ferretti entra a pieno titolo tra i marchi leader nella produzione di imbarcazioni flybridge sino a 25 metri. Che ora batteranno bandiera cinese.

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