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Il dramma di Eluana Englaro

Un mattino di dieci anni fa una ragazza viene ricoverata a Lecco in coma profondo a causa di un grave trauma cranico causato da un terribile incidente stradale. Da allora continuerà a vivere in "stato vegetativo"

Il dramma di Eluana Englaro

Un mattino di dieci anni fa Eluana Englaro viene ricoverata a Lecco in coma profondo a causa di un grave trauma cranico causato da un terribile incidente stradale. La ragazza ha riportato anche la frattura della seconda vertebra cervicale: in poche parole sarà paralizzata a vita. Ma il vero problema è un altro: nonostante gli sforzi dei medici la ragazza non si sveglia dal coma ma continua a vivere in uno stato vegetativo. Dimessa dalla rianimazione inizia una lunga riabilitazione per cercare di stimolare quello che diventa, purtroppo, un sempre più improbabile risveglio. Dopo un anno la diagnosi è agghiacciante: stato vegetativo permanente. In casi come questo la scienza non dà alcuna speranza ai familiari.

Gli occhi di Eluana si aprono e si chiudono, seguendo il ritmo del giorno e della notte, ma a detta dei medici non essendoci alcuna attività cerebrale la ragazza non vede nulla. Non si accorge di chi le sta vicino e la accudisce, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno. Una cannula le dà il nutrimento necessario a vivere: passa dal naso e arriva direttamente al suo stomaco. Un clistere, invece, le libera l’intestino. Per evitare il formarsi delle tipiche piaghe di chi è costretto a letto gli infermieri girano Eluana ogni due ore. Poi, una volta al giorno, la ragazza viene adagiata su una sedia, facendo bene attenzione che non cada in avanti.

Secondo la scienza Eluana non soffre, nel senso che non avverte disagio né dolore per la propria condizione. Il suo corpo semplicemente è privo della capacità di “sentire” qualunque tipo di stimolo. E’ una vita al “confine” con la morte, ma pur sempre vita. Comprensibile, ovviamente, il profondo dolore della famiglia. Il padre diventa tutore della ragazza, nel frattempo “interdetta” per ovvie incapacità di intendere e di volere. Beppino Englaro chiede che venga posta fine all’esistenza della ragazza, non vuole più vederla soffrire, anche se sua figlia è incapace di provare qualunque tipo di emozione. Inizia la battaglia legale.

Nel dicembre 1999 una sentenza della Corte di Appello di Milano rigetta la richiesta di sospendere l’alimentazione artificiale ma non solleva obiezioni sul fatto che a chiedere tale misura non sia stata la persona interessata ma un suo rappresentante legale. E’ un primo cambiamento nella giurisprudenza: in poche parole si riconosce a persone nello stato di Eluana di poter esercitare o meno un proprio diritto attraverso un rappresentante legale. Il signor Englaro si rifiuta di voler procedere, come suggerito da alcuni, all’italiana. Non ci pensa nemmeno a staccare la spina a sua figlia. Chiede l’eutanasia ma vuole che questa scelta sia fatta nel rispetto della legge. E’ una triste battaglia che fa pensare tutti noi. Va avanti nelle aule del tribunale e continua a dividere le coscienze.

Intanto Eluana continua a vivere nel "suo mondo".

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