Il dramma di Maria ha superato la politica

A favore: «Stranamente fulminea la scelta del tribunale dei minori» Contro: «La legalità prima di tutto»

Il dramma di Maria ha superato la politica

(...)è arrivata così fulminea la decisione di autorizzare il rientro della bambina in un paese dove Maria non ha alcun affetto», visto che le decisioni dei tribunali dei minori sono rallentate spesso da «ingiustificabili ritardi». Senza contare che «ogni intervento effettuato sembra aver avuto come principio ispiratore l’osservanza formalistica delle procedure e del rispetto delle competenze, ma purtroppo sembra non siano state date le prioritarie osservanze al principio del superiore interesse del minore».
Parole di pietra, come quelle scagliate, da parte opposta, dall’onorevole Fabrizio Cicchitto, vicecoordinatore di Forza Italia: «Il governo Prodi e il tribunale dei minori hanno commesso un'autentica infamia dando ordine ai carabinieri prima di impegnarsi allo spasimo, quasi che si fosse davanti ad un caso di terrorismo o ad un omicidio, per ritrovare la bambina bielorussa, e poi di rimandarla in Bielorussia senza neanche aspettare il pronunciamento della Corte d'Appello che aveva preso tempo». O ancora: «È evidente - osserva Cicchitto - che il governo italiano e un settore della magistratura si sono piegati agli ukase e ai ricatti del gelido ambasciatore bielorusso». A chiedere al governo di riferire su quanto accaduto a Maria è anche Maurizio Ronconi, deputato dell’Udc, che definisce «vergognoso e inqualificabile» il rimpatrio della bimba, avvenuto «in sfregio a qualsiasi legalità» e con «una disumanità incredibile». Secondo Ronconi, «la vicenda non potrà certamente essere archiviata senza un approfondimento oltre alla doverosa richiesta di chiarimenti alla Bielurussia». Pesantissimo anche l’onorevole Egidio Pedrini, dell’Italia dei Valori, deputato del partito dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che ha condotto una lunga battaglia per scoprire eventuali «pressioni dai ministeri della Giustizia e della Famiglia» sui magistrati genovesi.
Poi ci sono le prese di posizione di Angela Napoli di An, e di Marisa Nicchi, dell’Ulivo, che chiedono al governo un intervento in favore di Maria e dei tanti bambini che invano aspettano un’adozione o comunque un trattamento migliore. C’è inoltre il «blocco sardo», che raccoglie nove deputati pronti a firmare l’interpellanza presentata dall’Ulivista Emanuele Sanna, che durante la «fuga» di Maria chiedeva al governo di «ripristinare la legalità a difesa dei programmi di accoglienza e dei procedimenti adottivi», sostenendo che «la Bielorussia non è il paese degli orfanotrofi lager», e che «ha dato al nostro paese garanzie oltre ogni ragionevole dubbio circa la tutela della bambina», o che ancora «gli abusi di cui sarebbe stata vittima la bambina sarebbero una gravissima eccezione e non la regola».
In Liguria, invece, trasversale, è stata la solidarietà alla famiglia di Cogoleto, con parlamentari di entrambi gli schieramenti pronti a mettere la loro immunità a disposizione dei Giusto (oltre al già citato Pedrini, anche Graziano Mazzarello dei Ds). Gianni Plinio di An, invece, stigmatizza il comportamento di Claudio Burlando che «nonostante obbligato a intervenire a fare qualcosa di concreto a favore di Maria da un ordine del giorno approvato all’unanimità, ha tranquillamente ignorato il caso, e dimostrato come preferisca continuare a intrecciare rapporti diplomatici e commerciali con i paesi del blocco dell’Est».

Un atto d’accusa che stride con le parole del presidente nazionale di An, Gianfranco Fini, che alla notizia del ritrovamento di Maria aveva commentato: «Capisco umanamente il sentimento dei genitori di Cogoleto ma evidentemente questo loro comportamento metteva a rischio i diritti di migliaia di altre famiglie e di altri bambini impedendo loro di realizzare il sogno dell'adozione. Non va spesa una sola parola in sostegno della famiglia che ha trattenuto la piccola Maria, non perchè non capisca il dramma umano di quella famiglia ma perchè va tutelata la legalità».

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