Dramma partenopeo

RomaRequiem per le primarie Pd, da panecea di tutti i mali della politica, invocate dai più accesi moralizzatori della sinistra, a presunto cavallo di troia della corruzione. Quelle di Napoli per il candidato sindaco, vinte da Andrea Cozzolino, candidato vicino ad Antonio Bassolino, hanno mandato in corto circuito il Partito democratico. Prima le accuse di irregolarità e il ricorso del candidato concorrente Umberto Ranieri ai garanti. Poi il j’accuse di Roberto Saviano e il lancio di una candidatura terza, unica e non sottoposta al voto, quella dell’ex Pm Raffaele Cantone. In altre ere sarebbe stata la proposta di un intellettuale esterno che il partito avrebbe liquidato con qualche frase di circostanza. Oggi un ultimatum impossibile da ignorare. E infatti le conseguenze non si sono fatte attendere.
Fino al primo pomeriggio di ieri sembrava tutto tranquillo. Il gruppo dirigente democratico si godeva il successo delle primarie di coalizione bolognesi, vinte dal candidato di partito Virginio Merola e il relativo stop a Nichi Vendola («Il partito c’è», era il leit motiv). Lo stesso segretario sembrava volere ignorare le polemiche sul voto napoletano. Poi l’affondo dello scrittore di Gomorra, seguito da un vertice lampo tra Pier Luigi Bersani e i fedelissimi Enrico Letta e Rosi Bindi, al termine del quale tutto è cambiato.
A partire dall’assemblea nazionale del partito che era prevista nel fine settimana proprio a Napoli ed è stata annullata. «La situazione stava diventando inaccettabile. Prima aggiustiamo Napoli e poi faremo l’assemblea nazionale a febbraio», ha spiegato il leader Pd. In parte il problema è che l’assemblea era stata pensata come occasione per lanciare il «messaggio di alternativa» del Pd al Paese e sarebbe stato imbarazzante farlo proprio nella città dove pezzi di partito si lanciano accuse pesantissime. Come quelle di Ranieri che ha parlato di «comportamenti irregolari» nel voto e, più in generale, del bassolinismo come «sistema di potere che ruotava in ogni caso intorno ad alcuni principi e interessi politici. Su queste basi costruiva il consenso. Oggi la raccolta del consenso spesso avviene sulle speculazioni dei bisogni e del degrado».
Poi ci sono le pressioni della minoranza del partito e in primo luogo di Walter Veltroni che aveva già sponsorizzato la candidatura del giudice Cantone. Ieri, forte del lancio di Saviano, Veltroni lo ha ricordato e così ha messo il cappello sullo stop all’assemblea e si è prenotato per il ruolo di kingmaker del prossimo candidato sindaco della sinistra partenopea. Perché appare sempre più probabile che il nodo creato dalle primarie sarà sciolto a favore dell’ex giudice, forse dalla stessa commissione di garanzia convocata per oggi. Possibile che sia annullato il voto, in particolare nei seggi più chiacchierati, di Miano, Secondigliano e Capodimonte. In teoria così vincerebbe Ranieri, ma contro questa ipotesi ieri si è espressa l’altra metà del partito, plasticamente rappresentata da 150 persone aderenti ai comitati pro Cozzolino che ieri hanno inscenato un sit in davanti alla sede del Pd cittadino. Il tutto, sembra portare proprio verso la candidatura di Cantone, che era intervenuto alla kermesse veltroniana di Torino, ma che ieri, di fatto, lo stesso Bersani ha sdoganato, ricordando, che «lo avevamo già contattato. Cantone è una delle persone che abbiamo interpellato proprio per la stima che abbiamo per la persona».
Soluzione possibile, perché le primarie non sono obbligatorie nel Pd, come chiedono quelli che oggi, paradossalmente, sono gli sponsor più accesi di Cantone.

Il caso potrebbe essere interpretato come un anomalia napoletana e confinato all’ambito locale. Ufficialmente nessuno sembra volere mettere in discussione le primarie. Ma sono sempre più quelli che consideranoil voto di Napoli come la pietra tombale sul voto di coalizione.

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