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Dresda spinge la Merkel verso la cancelleria

Il presidente Spd: un seggio in più o in meno non conta, la risposta degli elettori ci premia

Salvo Mazzolini

da Berlino

Un risultato agrodolce per entrambi gli sfidanti che si contendono la poltrona di Cancelliere, Angela Merkel e Gerhard Schröder. Il voto di Dresda non ha sostanzialmente cambiato i rapporti di forza tra i due maggiori partiti tedeschi, cristianodemocratici e socialdemocratici, tutti e due usciti dalle elezioni di due settimane fa quasi alla pari e privi di maggioranze chiare definite per governare. Una situazione che rimane pressoché immutata anche dopo la consultazione di ieri che nelle aspettative generali doveva cancellare la quasi parità tra i due partiti. Il bottino elettorale di Dresda sarà infatti ripartito in misura quasi uguale tra i due partiti. Anche se può sembrare paradossale sia la Merkel sia Schröder hanno buone ragioni per dire di aver vinto e che ad aver perso è l'avversario.
Nel giudicare il risultato del voto, quasi tutti i commentatori parlano di situazione confusa e contraddittoria. E la colpa della confusione viene attribuita al complicatissimo sistema elettorale che assegna due voti ad ogni elettore. Il primo voto, ispirato a un criterio rigorosamente maggioritario, è per eleggere il candidato che rappresenterà il collegio al Bundestag (la Camera elettiva del Parlamento). Il secondo voto, rigorosamente proporzionale, va invece al partito e serve a definire la quota di deputati che avranno i singoli partiti. La Merkel ha vinto con il primo voto, Schröder con il secondo.
Per la scelta del deputato che dovrà rappresentare il collegio numero 160 di Dresda dove ieri si è votato con due settimane di ritardo (in seguito all'improvviso decesso di un candidato si è deciso di rinviare le elezioni per per mettere al sostituto di organizzare la propria campagna elettorale), la Cdu, il partito della Merkel, ha ottenuto circa il 37% dei voti, mentre la Spd, il partito di Schröder, il 32%. Quindi un seggio in più al Bundestag per la Merkel. Però Schröder ha ottenuto più consensi con il secondo voto, quello proporzionale: 27% contro il 23% della Cdu. Sul piano dei rapporti di forza ciò significa che la rappresentanza al Bundestag della Merkel passa da 225 a 226 seggi. Ma anche quella di Schröder, attualmente di 222 seggi, potrebbe aumentare di uno o di due mandati per la vittoria con il voto proporzionale.
Uno degli aspetti più paradossali del voto di ieri, che certamente terrà occupati gli studiosi di sistemi elettorali, è il risultato dei liberali: meno del 5% con il primo voto, più del 19% con il secondo. Ciò che conta comunque è il significato politico del voto del voto e le sue ripercussioni sul duello per la conquista della Cancelleria. Sia la Cdu che la Spd sono orientati a formare una Grosse Koalition ma entrambi i partiti vogliono essere loro a guidarla. E il voto di ieri non ha riavvicinato le loro posizioni. Anzi, a giudicare dalle prime dichiarazioni a caldo, si registra un irrigidimento da entrambe le parti. Angela Merkel ha dichiarato che il voto di Dresda, con l'assegnazione di un seggio sicuro in più alla Cdu, ha rafforzato il diritto del suo partito a ottenere la poltrona di Cancelliere «perché il suo partito è e rimane il partito di maggioranza relativa».
Di parere opposto, ovviamente, Schröder. Per lui ha parlato Franz Muntefering, presidente dei socialdemocratici, per il quale ciò che conta non è un seggio in più o un seggio in meno ma il risultato complessivo ottenuto da ciascun partito. E il risultato complessivo della Spd a Dresda, ha sottolineato, è migliore di quello della Cdu-Csu. Insomma all'indomani del voto che doveva risolvere la partita a favore di una delle due squadre, la situazione rimane immutata, continua il caos e continua il grande litigio per chi dovrà governare la Germania.

Una situazione del tutto inedita per un Paese che una volta veniva guardato con ammirazione per la sua invidiabile governabilità.

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