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Droga e alcol, muore dopo un rave nel centro sociale

Rifiuta il ricovero, torna a casa e muore. Il padre lo trova agonizzante a letto, ieri mattina in via Vaglia, e chiama il 118. A quel punto ogni tentativo di rianimarlo è inutile. Simone Passa, 25 anni, probabilmente è deceduto per un mix letale di alcol e droga, come ipotizzato domenica dai medici del Grassi, l’ospedale di Ostia dov’era giunto in “codice rosso”. La sera prima il rave party al «Vittorio okkupato», il giorno dopo in spiaggia, con alcuni amici e la fidanzata. Sotto al sole, bottiglia di birra accanto al lettino, Simone trascorre gran parte della giornata. Fino a quando i responsabili del «Social Beach», l'arenile attrezzato dato in concessione a una cooperativa, si accorgono che qualcosa non va per il verso giusto. «Il tempo minacciava pioggia - racconta Gianni Moretti, responsabile della spiaggia comunale - e i bagnanti stavano andando via. Tranne un gruppetto di ragazzi. Pensavamo dormissero, ci siamo avvicinati e ci siamo resi conto che uno di loro stava male. Abbiamo chiamato immediatamente un’ambulanza, mentre il nostro bagnino cercava di rianimarlo. Steso sul lettino, era cianotico e non c’era verso di farlo riprendere». La ragazza prova a svegliarlo, lo chiama disperatamente: «Simo, Simo», raccontano alcuni bagnanti. Lui niente. Sono le 16,45 di domenica. «Aveva la lingua in gola - racconta il bagnino Alek Obreski, 57 anni, da 38 anni assistente di salvataggio - gli occhi serrati, mani e piedi viola. Dal naso usciva muco giallo. Ho preso subito il pallone Ambu, quello per la respirazione artificiale in dotazione, ma non rinveniva». Arriva l’equipaggio Ares 118 di zona. I sanitari lo caricano su una barella con la maschera per l’ossigeno e lo portano in ospedale. Sono le 16,54. Il giovane viene messo in terapia e finalmente la situazione si normalizza. Simone riprende i sensi ma per i medici non è affatto fuori pericolo. Secondo quanto accertato dagli agenti del commissariato Fidene-Serpentara, per il paziente si prevede il ricovero. Simone rifiuta, firma e se ne va. In serata il 25enne, genitori separati, torna nell’abitazione del padre, una palazzina di fronte al liceo scientifico Archimede, e si mette a dormire. Alle 7,30 di ieri la drammatica scoperta. Quando l’uomo telefona al 118 le condizioni di Simone sono disperate. Poco dopo cessa di respirare. «Quando è arrivato da noi, alle 16,54 di ieri (domenica ndr) era in stato di incoscienza - spiega Lindo Zarelli, direttore sanitario del Grassi - poi ha riacquistato i sensi e aveva tutti i parametri validi, pressione buona, era lucido e parlava. Ha rifiutato da subito qualsiasi trattamento o indagine diagnostica. Non sappiamo neanche cosa abbia assunto perché non abbiamo potuto effettuare nessuna indagine diagnostica, neanche il prelievo del sangue.

Alle 18,25 ha firmato il foglio in cui si assumeva la responsabilità di un mancato ricovero e se n’è andato». Sul caso la magistratura ha aperto un’inchiesta. Sarà l’autopsia, a questo punto, a chiarire le cause del dramma.

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