«Droga, il kit milanese esteso ad altre città»

Una lettera per contrastare «la cultura dello sballo», contenente «un’informativa scientifica» sui rischi connessi all’assunzione delle droghe, ma anche spunti e suggerimenti per la prevenzione e l’educazione degli adolescenti. La busta sta per arrivare nelle case dei genitori milanesi della zona 6, di tutti quelli che hanno figli dai 13 ai 16 anni. E dentro la missiva, un coupon: valido per recarsi in farmacia e ottenere il famoso «kit antidroga», un test sulle urine in grado di rivelare la presenza di cinque tipi di sostanze stupefacenti. Per una scelta che nei piani del Comune dovrà essere individuale, non coercitiva e consapevole.
Al battesimo di fuoco dell’iniziativa, voluta dall’assessore alla Salute Carla De Albertis e in questi giorni al centro di accese polemiche, ieri c’era il leader di An Gianfranco Fini. Il quale non ha esitato a definire «lodevole» il test sui giovani a rischio tossicodipendenza, anzi ha rilanciato: «Siamo pronti a estendere la proposta a tutte le città italiane governate da sindaci o assessori di An, con indicazioni precise su come gestire questo strumento». Fini non arretra di un centimetro sul principio che «non esistono droghe leggere e droghe pesanti, teoria supportata da dati scientificamente ineccepibili dell’Oms». Ribadisce che sul tema è necessario «tenere una posizione proibizionista». All’opposto, «l’ipocrisia di certa sinistra, incapace di comprendere la realtà dopo i gravi fatti di cronaca». Il presidente di Alleanza nazionale avverte: in caso di modifiche alla legge vigente sulle droghe (di cui è stato il promotore nella scorsa legislatura), «daremo vita a una grande mobilitazione che coinvolgerà tutti, a partire dalle comunità di recupero. Non siamo disposti a cedere per nessun motivo».
Messaggio inequivocabile al governo, proprio nel giorno in cui si registra un’altra «apertura» al kit tra i ranghi dell’esecutivo. A definire l’iniziativa della De Albertis «utile e di aiuto» stavolta è il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, intervenuto al convegno della fondazione «Exodus» di don Mazzi dedicato ai problemi dell’età evolutiva. Fioroni però puntualizza che occorre prima «mettersi d’accordo su cos’è il kit e come si utilizza, a patto che concorra a trasmettere ai ragazzi un’informazione corretta sui danni provocati dagli stupefacenti alla psiche e al fisico». Per il ministro «la droga è un problema patologico e non fisiologico, per cui è necessaria un’attività di prevenzione prima ancora che del controllo familiare. Ricordiamoci che un ragazzo informato è un ragazzo formato». Segnale accolto con soddisfazione da Ignazio la Russa, «anche se il ministro - aggiunge il presidente dei deputati di An - dovrebbe informarsi meglio. Il kit fornito dall’amministrazione milanese alle famiglie prevede già una documentazione a cura del Centro anti-veleni dell’ospedale Niguarda».
Nel dibattito sulle sostanze proibite si inserisce l’osservazione di un altro esponente di An, il consigliere regionale Silvia Ferretto, che la settimana scorsa ha sottoposto «l’antidoping» all’assemblea del Pirellone. La Ferretto chiama in causa la legge 162 del ’90.

«Il provvedimento, mai attuato causa l’opposizione dei sindacati e una presunta privacy, stabilisce per i lavoratori che svolgono mansioni con rischi per la sicurezza e l’incolumità di terzi, l’obbligo di sottoporsi ad accertamenti che escludano l’uso di droghe. Lo stesso deve valere per i politici, che amministrano la cosa pubblica».

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