Milano - I Democratici di sinistra si preparano alla resa dei conti, tra divisioni e faide interne mal celate dallo stato di calma apparente ostentato dal segretario Piero Fassino. Il congresso si terrà dal 19 al 21 aprile, probabilmente a Genova. Decise nei minimi dettagli le modalità di voto: segreto e unico, ossia una sola scheda per scegliere segretario e linea politica. Contrariamente a quanto si pensi quella del voto non è una questione secondaria, a uso e consumo degli addetti ai lavori. Il voto segreto, infatti, potrebbe “liberare” la coscienza dei delegati e garantire, di fatto, una più ampia facoltà di scelta tra le varie linee del partito. Sarà una vera e propria resa dei conti, senza esclusione di colpi. Il risultato finale sarà tutt'altro che deciso in anticipo. E questo in virtù del voto segreto, un'incognita fino all'ultimo.
Consapevole del momento delicato che sta vivendo la Quercia, Fassino fa un richiamo all'unità. “Svolgiamo insieme non un congresso ordinario ma un confronto nel partito e nella società nel quale gli iscritti saranno chiamati a votare le mozioni ed il segretario.
Abbiamo tutti - aggiunge Fassino - la consapevolezza di un passaggio decisivo non solo
per i Ds ma per la politica italiana”.
Il segretario dei Ds, rimasto fuori dal governo proprio per potersi dedicare a tempo pieno della vita del partito, non riesce a celare del tutto i vistosi problemi che stanno dividendo, soprattutto in questi ultimi giorni, la maggioranza di sinistra compresi i Ds. “Ho insistito sulla necessità di
proseguire con un ambizioso programma di riforme non per accentuare la competizione o il
conflitto tra riformisti e radicali, ma al contrario perché solo con le riforme sarà possibile
tenere insieme modernizzazione ed equità sociale”. Le polemiche divampate in seno alla maggioranza dopo il seminario del governo a Caserta, però, evidenziano che il dissidio interno all’Unione sono assai gravi.
Fassino ha voluto ribadire che “il prossimo non sarà un congresso di scioglimento”, perché i Ds “si impegnano per realizzare un nuovo progetto politico”, quello del Partito democratico
per il quale si propone un processo graduale. “Serve una tensione unitaria”, ha detto il
leader della Quercia, ma questo non significa che il nostro non sarà “un congresso aperto e
plurale”. Difficile però, anche alla luce dei problemi scoppiati per l’allargamento della base Usa di Vicenza, immaginare che quello di aprile possa essere, per i Ds, un congresso unitario, senza spaccature, e che all’orizzonte vi sia un cammino in discesa in vista della nascita del Partito democratico. Troppi i dissidi ancora da sanare.
Velina Rossa ipotizza un rimpasto di governo L'agenzia politica tradizionalmente bene informata sulle vicende interne alla Quercia, ipotizza che dopo il congresso dei Ds possa esservi un rimpasto nel governo Prodi.
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