«Allargate un po’ le manette, sono troppo strette. Mi rigano i polsi».
Dio, quanto sembra lontana quella frase rivolta ai poliziotti mentre lo trascinavano via, come fanno gli accalappiacani con i randagi. Le foto da «incatenato» - sbattute sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo - sembrano ormai preistoria, anche se sono solo di ieri. Strauss Kahn non ha mai pianto, neanche quando la sua espressione sembrava la stessa di un lupo prima braccato e poi catturato. Impaurito - sì - Kahn lo appariva, ma sempre con un ghigno di malcelata arroganza tipico dei uomini potenti abituati a non essere mai sconfitti. Neppure dalle calunnie di una prostituta travestita da ingenua cameriera vittima del bruto.
Ieri, nella sua prima serata da uomo libero, Kahn è apparso sbarbato, elegante, sorridente; quasi a voler marcare la differenza con il suo sosia - versione clochard - del giorno dell’arresto.
Al suo fianco, nell’ora della grande rivincita, la moglie Anne Sinclair (una meravigliosa donna di carattere, razza ormai in via di estinzione) e un’anziana coppia di amici, convocata giusto per fare da scenografia.
Ma Kahn la sorpresa più bella l’ha avuta quando è entrato nel ristorante italiano «Scalinatella» dell’Upper East Side, sulla 61esima strada: dai tavoli sono partiti subito sguardi di ammirazione, brusii di solidarietà, gesti complici, addirittura accenni di applausi.
Chissà come andrà a finire la sua avventura giudiziaria, certo è che ieri la «giuria popolare» dello «Scalinatella» non ha avuto dubbi sulla sentenza: assoluzione con formula piena. Per «non aver commesso il fatto»? Beh, questo sarebbe troppo, visto che Dominique il «fatto» l’ha «commesso», eccome. Ma pagando una prostituta, non certo abusando di una virginale cameriera. E non è una differenza da poco. Per la sua cena di «riabilitazione» politico-sociale i coniugi Kahn hanno scelto un locale ben noto tra l’higt society, tanto che per un pelo hanno rischiato di imbattersi nella Madonna, intesa come rockstar.
Una cliente del ristorante contattata dalla France Presse all’uscita ha raccontato che una coppia si è alzata per stringere la mano all’ex direttore del Fondo monetario internazionale e congratularsi con lui. Kahn e signora erano affamatissimi, almeno a giudicare dal menù che si sono spazzolati: prosciutto e melone, pappardelle ai tartufi neri (un piatto da 100 dollari: ma sì, crepi l’avarizia...); il tutto innaffiato da dell’ottimo Brunello di Montalcino (116 dollari a boccia: ma sì, ricrepi l’avarizia...); infine cheesecake, caffé e amaro (non è dato sapere se Montenegro o Lucano). Ad attenderli, all’ingresso del ristorante, un nugolo di reporter e fotografi. Ma DSK non ha spiccicato una parola, solo larghi gesti di saluto e poi dritto nel macchinone con i vetri oscurati e due guardiaspalle che con l’auricolare tipo-Amplifon.
Strauss Kahn e signora avevano lasciato poco dopo le 19 l’appartamento nel quartiere di Tribeca affittato per gli arresti domiciliari. La cena è durata circa due ore durante le quali i coniugi Kahn e la coppia di amici che era con loro hanno chiacchierato amabilmente. All’allegra comitiva è scappata anche qualche risata (molto discreta, per carità...
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