Cultura e Spettacoli

Dudamel: «Non ho paura farò un gran Don Giovanni»

l fenomeno di questa generazione di direttori giovanissimi è lui, Gustavo Dudamel, alla Scala per il Don Giovanni di Mozart (ottobre 2006) e alla Filarmonica, l'11 giugno, con Mahler e Mozart. Ventiquattro anni, fisico minuto, sorriso accattivante, capelli neri ricci, l'unico ad aver vinto un concorso internazionale, una casa discografica l'ha messo sotto contratto ed è già avviato a una carriera mondiale.
«Claudio, Daniel, Simon, come li chiama Dudamel, considerandoli «amici anzi padri», sono Claudio Abbado, Daniel Barenboim, Simon Rattle che vegliano sulla crescita di questo direttore venuto dal Venezuela, il moderno paradiso della musica dove ci sono orchestre giovanili, per ragazzi di ogni età.
In una di queste orchestre ha esordito?
«Non avevo ancora dodici anni, suonavo il violino. Un giorno il direttore tardò e cominciai io le prove. Quando arrivò e mi vide sul podio, decise che quel concerto l'avrei diretto io e mi fece nominare direttore associato».
Alla Scala l'ha chiamata Lissner; ma il suggerimento viene da Abbado?
«Claudio è una persona speciale. Ci incontrammo per la prima volta quando avevo diciassette anni. Da allora siamo rimasti sempre in contatto».
Don Giovanni alla Scala non è arrivato troppo presto? Non ha paura di misurarsi così giovane con questo capolavoro?
«Io non ho mai paura di ciò che faccio; non sono incosciente, so quello che voglio, so che devo ancora maturare, e per questo mi applico e studio molto. Ma non bisogna lasciarsi sfuggire le occasioni. Qual è il momento giusto per fare una cosa? Per me il momento giusto è quando una cosa mi viene proposta. Se oggi la rifiutassi, domani potrei pentirmene. Solo Wagner può aspettare, devo prima imparare il tedesco».
Dudamel, lei è l'unico vincitore di concorso.
«Vi partecipai senza convinzione, perché ero in Europa da qualche mese e volevo tornare a casa. Mi accorsi che gli orchestrali non conoscevano neanche una parola di spagnolo ed io neppure una di inglese o tedesco. Come facevo a farmi capire? Mi inventai una formuletta inglese “it's perfect, but” e con quella superai le eliminatorie e vinsi. Barenboim dopo il concorso mi ha proposto di fargli da assistente, a Berlino, la prossima primavera, per Tristano e Isotta di Wagner.

Chissà, potrebbe affidarmi una recita, se me lo merito».

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