nostro inviato a Firenze
Un giornalista giapponese fa: «Da noi non si stanno chiedendo cosa stia succedendo in Italia, ma perché queste cose succedano solo in Italia». La risposta è un po' zoppicante, giusto per dargli soddisfazione gli spieghiamo che ci sono tante altre cose che succedono solo in Italia, per esempio le improvvise indisposizioni sui luoghi di lavoro in concomitanza dei ponti festivi. «Anche sfortunati» risponde lui e dà l'idea di aver capito qualcosa. Comunque dopo la lezione spagnola di Cannavaro, ieri è arrivata quella tedesca di Luca Toni, centravanti del Bayern Monaco e unica punta pura che scenderà sul terreno dell'Hampden Park di Glasgow, qualunque sia il modulo scelto da Roberto Donadoni.
I tedeschi che cosa dicono?
«All'estero sono spesso felici di parlare un po' male dell'Italia. Ma una cosa è certa: noi gli offriamo dei buoni, degli ottimi pretesti».
Anche loro tutti bravi figlioli?
«Io non so se lì, in Germania, in altri Paesi, esista il tifo ultrà, io non li noto i tifosi organizzati. Gli stadi sono pieni, ci sono le famiglie con i bambini e noi ci alleniamo sempre a porte aperte. La gente arriva anche tre ore prima della partita, mangiano e bevono poi vanno allo stadio. E quando escono mangiano ancora e restano magari altre tre ore nei pressi dello stadio».
Anche lei un po' si vergogna?
«Nel campionato tedesco non succedono queste cose che non hanno niente a che fare con il calcio. Ma non è solo per questo motivo che sono contento di giocare in Bundesliga. Però mi sento pienamente coinvolto nel disastro del calcio italiano. Bisogna salvarlo, domenica mattina è morto un ragazzo della mia stessa età, e poi è successo qualcosa di incredibile. È una brutta, una bruttissima immagine dell'Italia nel mondo. Questo sì».
Riusciamo sempre a motivare per benino le nostre partite della vita...
«No, questa non è Moggiopoli prima del mondiale. Sento i miei compagni mortificati, vorrebbero più serenità, nessuno sente il bisogno di queste cose per ricaricarsi».
Lei che risposte si è dato?
«Non so quanto sia giusto fermare il campionato per colpa dei delinquenti e non capisco come si possa scambiare per tifosi gente che va allo stadio per fare qualunque cosa tranne guardare la partita. Credo che i club siano delle vittime di questi delinquenti, bisogna debellarli come hanno fatto in Inghilterra e in Germania. Ma qui è un fenomeno più complesso, in Italia adesso ha paura anche la gente che non va allo stadio».
Lei con gli ultrà in quali rapporti è?
«Mai andato a cena con uno di loro. Ma la polizia li conosce».
Siamo destinati a vedere un campionato minore?
«Non credo, tutti hanno interesse perché rimanga un campionato prestigioso».
Si riesce a parlare anche di Scozia-Italia?
«Ci giochiamo tutto, due anni di lavoro in novanta minuti».
Pioggia, freddo, gioco fisico, Hampden Park vi rende nervosi?
«Sappiamo cosa ci aspetta, eravamo lì per le qualificazioni mondiali. Per noi sarà uno stimolo in più quella bolgia. La partita la stiamo preparando bene, siamo carichi».
Lei sarà l'uomo partita?
«Magari. Ma qui c'è da stare uniti, uno conta poco».
Che cosa pensa di Donadoni?
«Più ci lavori assieme e più le cose vanno meglio. Dopo un inizio da euforici per il titolo vinto in Germania le cose stanno andando meglio e la differenza si è vista rispetto alle prime uscite, tutta unaltra storia».
Vi sentite favoriti?
«Siamo campioni del mondo e tutti contro di noi danno il 110 per cento, è una partita che qualunque calciatore vorrebbe giocare.
Lei non sembra troppo preoccupato...
«Il calcio non mi preoccupa, sono molto più dispiaciuto quando vedo piangere i bambini allo stadio. Loro sono i più colpiti da questo clima di violenza».
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