Londra - Né l'intelligence né Scotland Yard erano in preallarme, eppure più di un esperto di antiterrorismo temeva che la fase di transizione tra l'era di Tony Blair, conclusasi ufficialmente mercoledì, e quella appena iniziata di Gordon Brown potesse rappresentare «un periodo di tensione». Timori che hanno trovato conferma nella notte tra giovedì e ieri quando un'autovettura, imbottita di petrolio, gas e chiodi, è stata rinvenuta nel cuore di Londra. Qualche ora dopo, nel tardo pomeriggio, un’altra autobomba è stata trovata in un parcheggio sotterraneo a Park Lane.
A quasi due anni dagli attentati del 7 luglio, dunque, torna la paura nella capitale britannica. L'allarme è scattato poco dopo l'una e mezza, nella zona di Picadilly Circus e Leicester Square, crocevia di shopping e teatri. Un'ambulanza è stata chiamata prima delle due di mattina dai buttafuori di uno dei locali più frequentati, «Tiger Tiger in The Haymarket», per assistere un uomo ferito alla testa. Una volta sul posto, i paramedici si sono accorti che da una Mercedes color verde metallizzato, parcheggiata non distante dal night club, usciva del fumo. Immediato l'intervento di diverse pattuglie della Metropolitan Police che, isolata tutta la zona, hanno iniziato gli accertamenti.
In pochi minuti gli artificieri hanno disinnescato quello che più tardi sarebbe stato descritto come un ordigno, di evidente fattura artigianale, «potenzialmente altamente distruttivo». A bordo della vettura sono stati ritrovati grossi quantitativi di benzina (si parla di 60 litri), due grandi bombole di gas e decine di chiodi. L'auto è stata infine rimossa in tarda mattinata, mentre l'area, così come le stazioni della metropolitana attigue, è rimasta chiusa per tutta la giornata creando non pochi disagi ai pendolari.
Pur senza sbilanciarsi, Peter Clarke, capo del reparto anti-terrorismo di Scotland Yard, ha confermato le «apparenti similarità» tra il carico sospetto della Mercedes e alcune imprese terroristiche messe a punto da fondamentalisti musulmani. Come quelle progettati nel 2004 da Dhiren Barot, estremista islamico condannato lo scorso anno a 30 anni di carcere. Il suo piano, nominato «Gas Limos Project», prevedeva l'esplosione in parcheggi sotterranei, a Londra come in altre città inglesi, di una serie di autobomba.
È ancora presto, però - ha sottolineato lo stesso Clarke - per ipotizzare con certezza quale fosse l'obiettivo, se si sia trattato di un attacco non riuscito, e soprattutto il mandante. Così come si è rifiutato di confermare l'indiscrezione secondo cui nella vettura sarebbe stato rinvenuto anche un telefono cellulare, che poteva essere usato come detonatore anche se, secondo un testimone, sarebbe stato un poliziotto a entrare nell’auto e a disattivare il congegno. «Il livello di allerta della popolazione deve restare alto - le parole di Clarke -. È evidente che se l'ordigno fosse esploso avrebbe causato moltissimi ferimenti, e con ogni probabilità anche numerose morti».
Uno scenario di terrore causato dalla micidiale combinazione di benzina e gas che si sarebbe potuta espandere per un raggio di oltre 200 metri. «Sarebbe stata un'esplosione devastante, simile a quelle che vediamo in tv arrivare dal Medio Oriente», il giudizio di Andy Oppenheimer, esperto di esplosivi. Un’analisi condivisa solo in parte da Patrick Mercer, esperto di sicurezza nazionale: «Abbiamo sempre saputo che questi sarebbero stati giorni piuttosto tesi. Possiamo solo sperare che si tratti di un fallito attentato portato avanti da singoli non collegati a nessun gruppo eversivo».
Nel tardo pomeriggio, il secondo ritrovamento. L’allarme è stato lanciato dagli addetti di un’autorimessa di Park Lane, dove un carro attrezzi aveva trasportato un’auto parcheggiata, anche questa una Mercedes, in divieto di sosta a Trafalgar Square, sempre in pieno centro.
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